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Azione in presidio all’Iveco: “Il Governo deve agire”

Presidio questa mattina davanti ai cancelli dello stabilimento Iveco di Brescia, dove i riflettori restano puntati sull’accordo tra il gruppo e Tata Motors. Un’iniziativa di Azione, per ribadire la richiesta di garanzie sul futuro dei dipendenti e dell’intero indotto.

Dario Venturini, dipendente Iveco da oltre trent’anni e rappresentante RSU Uilm, non nasconde la preoccupazione: “Le nostre richieste sono chiare: serve la garanzia dei livelli occupazionali. Sapere che la tutela scritta nero su bianco si ferma a due anni ci spaventa: qui lavorano 1.610 persone, sono 1.610 famiglie che oggi non hanno certezze”.

Il sindacalista ha espresso anche forti dubbi sulla transizione ecologica applicata al settore: “Parliamoci chiaro – ha detto – i camion a batteria oggi non esistono e non esisteranno a breve. La tecnologia attuale non lo consente. Se questa politica sull’elettrico non verrà cambiata, non solo rischiamo solo noi, ma anche i nostri concorrenti. L’industria verrà distrutta, senza salvare davvero il pianeta”.

Al presidio era presente anche il deputato bresciano di Azione Fabrizio Benzoni: “Siamo qui per dare un segno di solidarietà ai dipendenti Iveco, ai fornitori e al marchio stesso. Ma soprattutto per chiedere che il Governo smetta di essere un semplice osservatore e diventi parte attiva, utilizzando la Golden Power per difendere un settore strategico come quello dei veicoli industriali”. Benzoni ha ricordato come questo strumento sia già stato applicato in altre operazioni: “Non capiamo perché non debba esserlo anche qui. Serve per proteggere occupazione, filiera, politica industriale e per garantire che lo Stato resti presente in questa nuova compagine”.

Un concetto ribadito anche dal segretario provinciale di Azione Marco Garza: “La Golden Power non è un’opzione, ma una necessità. Non siamo contrari a Tata, ma il governo deve regolare l’operazione: servono garanzie per i posti di lavoro, per l’indotto e per gli investimenti sul territorio. Iveco deve poter continuare a crescere”.

Un presidio, quello di oggi, che ha voluto mandare un messaggio chiaro: le preoccupazioni dei lavoratori restano forti e le istituzioni devono intervenire più che monitorare, per salvaguardare posti di lavoro e oltre mezzo secolo di storia.

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