Pronunci la parola “Brescia” e l’espressione si fa più seria, riflessiva e non riesce a nascondere l’emozione. Sul viso si legge quel turbinio di immagini, sentimenti, ricordi che in pochi secondi gli pervadono la mente.
Andrea Caracciolo, l’Airone, è ancora palesemente innamorato del Brescia anche se la vita e la sua carriera l’hanno portato ad una manciata di chilometri dal Rigamonti.
“Quando ci passo davanti lo saluto ancora (lo Stadio) come se fosse un mio amico” dice a Solo Brescia, nella chiacchierata tra amici (Cristiano Tognoli e Felipe Sodina) che in poco più di un’ora lo riporta a quel “suo” Brescia con Gino Corioni, Carletto Mazzone, i suoi gol, i compagni di una carriera.
“IL MIO MONDIALE È STATO IL BRESCIA”
E poi la più bella dichiarazione d’amore, “Il Brescia è stato il Mio Mondiale”. Lì, in quelle poche parole c’è tutta la sintesi di un legame indissolubile con i colori bianco azzurri.
“Quella casa (il Brescia) è mia, anche se ora l’ho affittata”, scherza, ma non troppo. L’emozione cresce rivedendo le immagini di quella doppietta del 2002 nella partita con il Piacenza, nella prima partita da titolare con due gol straordinari “Anche adesso riguardandoli dico, come ho fatto a fare questi gol. Fa parte della magia, c’era qualcosa di magico. Io indossavo la maglia del Brescia e succedevano queste cose”.
PERCHÈ “L’AIRONE” – IL RACCONTO DI CARACCIOLO
La doppietta è la prima occasione di esultanza “ma non ero ancora l’airone, racconta Caracciolo. Il primo airone è stato con l’Inter in casa. Ma tutto è partito dal gol contro il Torino a Perugia quando su un giornale è stata pubblicata una foto in cui ero tutto storto e il giornalista nella didascalia aveva scritto ‘come un airone’. Da lì c’era Roberto Baronio, Fabio Grosso che hanno iniziato l’airone, l’airone, mi prendevano un po’ in giro e alla fine l’ho fatto diventare ….” .
SODINA, “PENSAVO QUESTO FA LE COSE A CASO E INVECE…”
“Andrea ha fatto tantissimi gol che dicevi è impossibile – racconta Felipe Sodina – e io all’inizio pensavo, ma questo qua fa le cose a caso ma poi ho detto non fa a caso questo delle cose che non vedi in giro”
L’AMAREZZA DELL’ADDIO AL BRESCIA
“Rifarei tutto – confessa Caracciolo – ma forse cambierei qualche mio comportamento nell’ultimo anno. Non ho mai raccontato – ad esempio – i motivi per cui ho lasciato il Brescia e dono andato alla Feralpi. Non l’ho fatto all’epoca e non lo farò ora” ma lascia trapelare un mezzo pentimento di non aver detto la sua verità. “Dico solo che sono andato alla Feralpi per il bene del Brescia”.
IL MOMENTO PIU’ BRUTTO DELLA SUA CARRIERA
Quando si arriva al capitolo del momento più brutto della sua carriera, Andrea Caracciolo non ha esitazione: “quando sono andato via dal Brescia, mi svegliavo di notte, mi sognavo Cellino e Marrocu”.
IL FUTURO E IL SOGNO
Ora e nei prossimi anni , Andrea Caracciolo è sicuro: c’è il Lumezzane e un progetto serio, di ampio respiro che gli dà soddisfazioni e lo sta facendo crescere in un ruolo per lui inedito, quello del Presidente del Lumezzane. C’è una cordata di imprenditori che gli hanno dato fiducia e lo supportano in questo progetto.
Ma nel cuore ci sono e rimangono i colori bianco azzurro. E chissà cosa riserverà il futuro per l’Airone.
