Coraggio. Determinazione e sfida. Questi termini sembrano richiamare tre azioni facili da compiersi, specialmente senza grosse difficoltà. Ma, come spesso si dice, “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”.

Tutto vero. Specialmente se la posta in gioco è veramente alta e rischiosa. Alessandro Bocchio, però, non si è fatto prendere dal panico e, da Desenzano del Garda, si è recato in Ungheria a dare il suo aiuto a chi ne avesse di bisogno.

Non è facile partire dall’oggi al domani verso mete di guerra, come non è decisamente facile farlo senza un minimo di preparazione – anche psicologica – e certezze.

A spingere Alessandro a partire è stato solo il desiderio di fare qualcosa per gli altri. Può sembrare banale, forse, ma la generosità e l’altruismo hanno più valore se avvengono in contesti difficili. E cosa c’è di più brutto oltre alla guerra?

“Ho visto tanta rassegnazione sul volto delle persone”, è questo il principale stato d’animo che Alessandro ha notato negli occhi di due sorelle bisognose di un passaggio per Vienna: un luogo sicuro, una meta verso cui scappare per cercare la libertà, nonostante la portata internazionale del conflitto che sta rendendo tesi gli animi tra Russia e Ucraina.

La destinazione originale verso cui puntava Alessandro non era definita fin da subito. Tutto era un esperimento e un gioco d’azzardo. Non so cosa lo avrebbe fermato. Forse avrebbe fatto ulteriori svariati chilometri prima di essere coinvolto in una piccola ma grande missione.

Il tutto è stato fatto da un grosso gesto di disponibilità nei confronti di un parroco che, desideroso anch’egli di dare il proprio aiuto ai bisognosi, ha raccolto le adesioni di volontari disponibili ad intraprendere un viaggio con un obiettivo tanto grande quanto pericoloso. E questa disponibilità è stata notata anche all’arrivo in Ungheria: Alessandro si è fermato in un punto di ritrovo alla dogana, dove c’è stata la raccolta dei beni di prima necessità da offrire ai bisognosi, gestita da alcuni volontari che hanno offerto “da bere e da mangiare a tutti”.

Oltre ad Alessandro e a tutti i volonterosi come lui, siamo davvero disposti a renderci disponibili agli altri e a compiere un gesto tanto eroico quanto invidiabile? Ma soprattutto: sono veramente d’ostacolo le nostre paure e i nostri timori al grande gesto dell’altruismo?