L’appuntamento è per sabato 13 dicembre alle 17.30 al Mita, Centro Culturale – Fondazione tassara, in via Privata De Vitalis 2/A a Brescia. Con Jacques Charmelot dialogheranno Lilli Gruber e Luca Josi. Interverrà anche Laura Castelletti, Sindaca di Brescia.
L’ingresso è libero e gratuito fino ad esaurimento posti. Per prenotarsi inviate una mail a: mitamuseum@gmail.com
IL LIBRO
La guerra è fango, sangue, degradazione. È distruzione del corpo e corrosione dell’anima. Non ha nulla di nobile o eroico: è un universo governato dal terrore, dalla sofferenza e dalla disumanizzazione. La vita quotidiana dei soldati è segnata da paura, malattie, privazioni; il ritorno alla normalità è spesso una lotta contro traumi profondi e ferite morali difficili da rimarginare.
Oltre ai campi di battaglia, anche le retrovie della guerra mostrano un volto inquietante: la corsa agli armamenti e la gestione delle operazioni militari alimentano corruzione, sprechi colossali e minacce concrete alla democrazia. Dietro le narrazioni propagandistiche che invocano sicurezza e giustizia, si nasconde una verità scomoda: nei conflitti moderni non ci sono vincitori, se non le industrie belliche – tradizionali e hi-tech – e i tiranni che traggono forza dall’instabilità globale.
In questo scenario si inserisce la crescente militarizzazione occidentale, in particolare quella dell’Europa, sospinta dal piano Rearm Europe e dal rinnovato protagonismo geopolitico degli Stati Uniti sotto la presidenza Trump. È un’accelerazione che rischia di trascinare il continente in una spirale pericolosa e di soffocare ogni prospettiva politica autonoma.
Attraverso l’esperienza diretta maturata come inviato sui fronti dell’Africa e del Medio Oriente, i ricordi di un padre che conobbe la Prima guerra mondiale a soli sedici anni, le testimonianze di soldati e civili e i dati più autorevoli sugli effetti dei conflitti contemporanei, Charmelot offre un’analisi profonda e impietosa del sistema di potere che alimenta le guerre per profitto. Il quadro che emerge è quello di un’America consumata dalle proprie campagne militari e di un contagio che rischia di estendersi ovunque.
Di fronte a questa deriva, l’Europa è chiamata a ritrovare una voce chiara e unitaria. Perché se non saprà opporsi a questa escalation, gli sconfitti – ancora una volta – saremo tutti noi.
