“Il Freccia Rossa è un contenitore che si presterebbe molto ad accogliere alcune funzioni del Civile e a riportare e ampliare la presenza dei presidi sanitari nella nostra città. Ci aspettiamo un passo della Regione, chiaro, in questa direzione”. Così Laura Castelletti, candidata a sindaco di Brescia del centrosinistra, annuncia un possibile futuro per l’ormai ex centro commerciale bresciano.

Lo ha fatto durante una conferenza stampa dedicata al tema della sanità, e a poche ore dalla proposta dell’avversario di centrodestra Fabio Rolfi che invece quei locali vorrebbe venissero acquisiti dall’amministrazione per basarvi all’interno gli uffici del Comune.

“Il candidato leghista vorrebbe che il Comune acquistasse il Freccia Rossa per ospitarvi degli uffici comunali – la replica di Castelletti – significherebbe solo buttare via i soldi, che ne sarebbe di tutti gli uffici comunali oggi operativi? Diventerebbero solo altri edifici vuoti e inutilizzati. E inoltre perché comprare un altro immobile da un privato per riqualificarlo a un costo altissimo?”.

Nei prossimi anni il maggiore ospedale cittadino sarà teatro di una radicale ristrutturazione con fondi Pnrr (circa 360 milioni) a cui si aggiungono altri finanziamenti regionali per un totale che sfiora il mezzo miliardo. Anni in cui, per permettere lo svolgimento dei lavori, alcuni servizi offerti dal nosocomio dovranno essere trasferiti altrove. Ecco quindi che il centrosinistra ripropone il Freccia Rossa (idea già avanzata settimane fa) che già dispone di numerosi servizi.

Per parlare di sanità, Castelletti ha voluto al suo fianco i consiglieri regionali Emilio Del Bono, Massimo Vizzardi e Miriam Cominelli. Il perché è presto intuito: la sanità è un tema squisitamente regionale, ma come più volte dichiarato dall’ex Sindaco di Brescia “il Comune se ne deve occupare”.

“Durante il covid – ha detto Laura Castelletti – è stato chiaro a tutti i bresciani che la sanità, che voglio sottolineare ancora una volta è competenza della Regione, ha mostrato tutte le sue falle: siamo stati lasciati soli davanti a questa emergenza. La nostra provincia è tra le ultime per numero di medici di base in Italia. Il vero anello debole è stato l’impoverimento della rete territoriale. Penso al quartiere Primo maggio, 3mila abitanti e nessun medico di base, ai consultori depotenziati o chiusi, alle liste di attesa infinite per qualsiasi esame”.