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Maxi piantagione di marijuana a Poncarale: 3 arresti e 7 indagati

Un capannone apparentemente anonimo, ma al suo interno una vera e propria fabbrica della marijuana: i finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria – Gruppo Tutela dell’Economia di Brescia hanno scoperto a Poncarale una piantagione di 95 chili di droga pronta per la vendita, nascosta in uno stabile di circa 400 metri quadrati. Il valore detta droga sequestrata si aggira attorno agli 800mila euro.

L’operazione, coordinata dal sostituto procuratore Alessio Bernardi, ha portato all’arresto di tre persone e all’iscrizione di altre sette nel registro degli indagati.

Gli arrestati sono un imprenditore bresciano di 43 anni, titolare di un’attività di tinteggiatura, finito ai domiciliari; un suo collaboratore di 30 anni, formalmente disoccupato, anche lui ai domiciliari; e un uomo di Verona, sorpreso all’interno del capannone mentre si occupava della coltivazione. Nella sua abitazione, i finanzieri hanno trovato altri due chili di marijuana: per lui si sono aperte le porte del carcere.

Le indagini, in corso da circa un anno, hanno permesso di individuare anche un secondo capannone nel quartiere Abba di Brescia, collegato alla stessa rete di produzione e distribuzione.

All’interno dello stabile principale, di circa 400 metri quadrati, i militari hanno trovato un impianto tecnologicamente avanzato, con sistemi di riscaldamento, illuminazione e ventilazione automatizzati, capace di ricreare un microclima ideale per la coltivazione. Solo questo allestimento era costato decine di migliaia di euro. L’impianto era alimentato da allacci abusivi alla rete elettrica, che consentivano di abbattere i costi e quindi di vendere la marijuana a prezzi inferiori rispetto al mercato.

Il sistema comprendeva anche un impianto di videosorveglianza particolarmente evoluto, ritenuto “inspiegabile per il tipo di attività formalmente svolta” nel capannone.

Secondo la Guardia di Finanza, il traffico avrebbe fruttato ingenti guadagni destinati in parte a essere reinvestiti in attività economiche apparentemente lecite, con il rischio di alterare la concorrenza.

Le indagini proseguono per delineare i canali di distribuzione e verificare eventuali flussi finanziari collegati al traffico di droga.

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