A Venezia, la barca è parte della vita quotidiana. Nei secoli della Serenissima, la cantieristica navale sosteneva la potenza marittima; oggi le imbarcazioni sono sia mezzo di trasporto sia simbolo culturale. Gondole e altre barche continuano a percorrere i canali, trasportando persone e merci. Durante le festività, le regate animano la città, gli arsenali ospitano mostre e le tecniche artigianali si uniscono alla tecnologia moderna. Dal XIII al XVIII secolo la forza navale veneziana si basava su un sistema cantieristico tra i più avanzati. Il professor Sandro Menegazzo, ex insegnante della Scuola navale "Francesco Morosini", ha ricordato che all'Arsenale "le diverse componenti degli scafi erano realizzate in serie e pronte all'uso, tanto che una galea poteva essere assemblata in un giorno". Al culmine dell'attività, oltre 100 galee venivano varate ogni anno, con circa 2.000 lavoratori al giorno. "L'anima di Venezia è sempre stata l'industria navale, collegata al commercio tra Levante ed Europa", ha affermato Menegazzo. Durante la Biennale, una parte dell'Arsenale è adibita a spazio espositivo, mentre un'altra piccola area è visitabile esclusivamente con tour guidati dal personale del Museo storico navale di Venezia. Molti visitatori raggiungono la Biennale in gondola. Oggi se ne contano circa 400, quasi tutte per turisti, e per diventare gondoliere serve una formazione specifica. Le regate tradizionali rimangono popolari: la Vogalonga di quest'anno ha visto oltre 7.500 vogatori e circa 2.000 imbarcazioni. La gondola è il mezzo più famoso, ma la voga veneziana comprende altre imbarcazioni. Ogni mattina, l'australiana Jane Caporal, fondatrice di "Row Venice", insegna ai turisti la voga alla veneta su una batela a coda di gambero. La lezione dura circa 80 minuti e permette di imparare lo stile di voga, tipico di Venezia. Caporal, arrivata a Venezia con il marito italiano, ha riunito un gruppo di 25 istruttrici, tutte donne, e parte dei ricavi finanzia la partecipazione femminile alle competizioni di voga. "Se non tramandiamo questa tradizione, rischia di sparire come una vecchia ricetta di famiglia", ha affermato la donna.

Roma, 18 ago 10:34 – (Xinhua) – A Venezia, la barca è parte della vita quotidiana. Nei secoli della Serenissima, la cantieristica navale sosteneva la potenza marittima; oggi le imbarcazioni sono sia mezzo di trasporto sia simbolo culturale.

Gondole e altre barche continuano a percorrere i canali, trasportando persone e merci. Durante le festività, le regate animano la città, gli arsenali ospitano mostre e le tecniche artigianali si uniscono alla tecnologia moderna.

Dal XIII al XVIII secolo la forza navale veneziana si basava su un sistema cantieristico tra i più avanzati. Il professor Sandro Menegazzo, ex insegnante della Scuola navale “Francesco Morosini”, ha ricordato che all’Arsenale “le diverse componenti degli scafi erano realizzate in serie e pronte all’uso, tanto che una galea poteva essere assemblata in un giorno”. Al culmine dell’attività, oltre 100 galee venivano varate ogni anno, con circa 2.000 lavoratori al giorno.

“L’anima di Venezia è sempre stata l’industria navale, collegata al commercio tra Levante ed Europa”, ha affermato Menegazzo.

Durante la Biennale, una parte dell’Arsenale è adibita a spazio espositivo, mentre un’altra piccola area è visitabile esclusivamente con tour guidati dal personale del Museo storico navale di Venezia.

Molti visitatori raggiungono la Biennale in gondola. Oggi se ne contano circa 400, quasi tutte per turisti, e per diventare gondoliere serve una formazione specifica. Le regate tradizionali rimangono popolari: la Vogalonga di quest’anno ha visto oltre 7.500 vogatori e circa 2.000 imbarcazioni.

La gondola è il mezzo più famoso, ma la voga veneziana comprende altre imbarcazioni. Ogni mattina, l’australiana Jane Caporal, fondatrice di “Row Venice”, insegna ai turisti la voga alla veneta su una batela a coda di gambero. La lezione dura circa 80 minuti e permette di imparare lo stile di voga, tipico di Venezia.

Caporal, arrivata a Venezia con il marito italiano, ha riunito un gruppo di 25 istruttrici, tutte donne, e parte dei ricavi finanzia la partecipazione femminile alle competizioni di voga. “Se non tramandiamo questa tradizione, rischia di sparire come una vecchia ricetta di famiglia”, ha affermato la donna. (Xin)

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