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No Vax, denunciati 2 “Guerrieri Vivi” a Brescia. Avevano armi in casa

Perquisizioni anche a Brescia oltre a Verona e Matera della Polizia di Genova, dopo le indagini che un anno fa avevano portato alla denuncia di 24 appartenenti al gruppo no vax-no green pass “guerrieri ViVi”.

La notizia è stata diffusa dall’Agenzia Ansa.

Nel mirino ci sono tre persone, di cui due, un uomo e una donna bresciani, ritenute le promotrici del sodalizio. Durante le perquisizioni la polizia ha trovato armi regolarmente denunciate.

L’accusa è associazione segreta e istigazione all’interruzione di un servizio di pubblica necessità.

L’ORDINE TSRM DI BERGAMO PRESO DI MIRA DAI NO VAX A MAGGIO 2022

Il Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica ligure ha identificato i capi dell’organizzazione dopo mesi di indagini informatiche. In fase di oscuramento i loro canali di comunicazione in rete. 

L’attività di proselitismo e istigazione a delinquere del gruppo no-vax – spiegano gli investigatori – ha quotidianamente preso di mira rappresentanti istituzionali e appartenenti all’Ordine dei medici con commenti ‘violenti’, postandoli in maniera coordinata e ripetitiva sui profili social delle vittime, soprattutto di chi esprimeva opinioni a favore dei vaccini, imbrattando con scritte in vernice rossa le sedi di alcune Asl, hub vaccinali, ospedali, ordini dei medici, scuole, sedi di alcuni sindacati e testate giornalistiche.

Tra i medici nel mirino dei no vax, Lugi Peroni, Presidente dell’Ordine delle professioni sanitarie di Brescia e coordinatore Lombardo dell’Ordine.

Con la conclusione delle restrizioni legate alla pandemia, il gruppo no vax, dichiaratamente ossessionato da ogni presunta forma di controllo, non ha interrotto la propria attività di proselitismo e si è orientato verso gli argomenti dei sistemi di pagamento e di identità digitale, dei cambiamenti climatici, del 5G, ‘attaccando’ in rete chi esprimeva opinioni a favore dello sviluppo di tali tecnologie o tematiche.

Gli attacchi venivano coordinati su gruppi Telegram creati ad hoc e sugli stessi gruppi venivano poi pubblicizzate le incursioni, con immagini o screenshot di quanto vandalizzato.

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