Il mistero sulla tragica fine di Desiree Piovanelli si infittisce. Dopo le tracce di Dna, mai associate, rinveute sul gomito e sul costato del giubbino della ragazzina uccisa nel settembre del 2002 nella cascina Ermengarda di Leno, un altro profilo genetico derivante da una macchia è stato trovato.

Lo scrive questa mattina il quotidiano “Giornale di Brescia”. Dalle prime analisi emerse che le tracce appartenevano ad un individuo di sesso maschile non appartenente al “branco” condannato per l’omicidio.

L’attesa è spasmodica come la risposta attesa dalla Procura in merito alla richiesta all’Ufficio corpi di reato dove dovrebbero essere ancora presenti gli elementi raccolti nel periodo delle prime indagini. Non è detto infatti che il giubbino sia ancora disponibile così come il fazzoletto ritrovato all’interno della Cascina Ermengarda dove fu uccisa Desiree.

Da quasi un anno il padre di Desiree, Maurizio Piovanelli sostiene che dietro alla macabra uccisione della figlia ci sia un giro di pedofilia. Le nuove indagini sono state affidate alla Squadra Mobile della Questura al lavoro sugli atti redatti ormai 17 anni fa dai carabinieri.

Stando ad alcune informazioni trapelate a breve giro di posta nuovi interrogatori potrebbero essere avallati nella speranza di chiarire il clima che si respirava a Leno nel periodo prima della morte di Desiree. Non è escluso inoltre un nuovo interrogatorio per Giovanni Erra, l’adulto del gruppo condannato in via definitiva a 30 anni.