
Una città attraversata da striscioni, bandiere e voci di protesta. Venerdì 12 dicembre anche Brescia ha partecipato allo sciopero generale indetto dalla Cgil contro la Legge di bilancio, con un’adesione che ha coinvolto trasporti, sanità, scuola e fabbriche. Una mobilitazione che ha portato migliaia di persone a sfilare nel centro storico, in un clima determinato ma pacifico.
LE MOTIVAZIONI DELLO SCIOPERO
Alla base della protesta c’è una critica profonda alle scelte economiche del Governo. Il sindacato denuncia un drenaggio fiscale che, negli ultimi tre anni, ha pesato in modo significativo su lavoratori e pensionati a causa della mancata indicizzazione dell’Irpef. Secondo la Cgil, questo meccanismo ha prodotto un aumento della pressione fiscale sui redditi fissi, senza un corrispondente intervento a favore dei servizi pubblici.
La Legge di bilancio viene contestata anche per il ridotto investimento nella spesa sociale. Sanità, scuola, assistenza agli anziani, trasporto pubblico e sicurezza sul lavoro restano settori considerati sottofinanziati, mentre cresce la spesa privata a carico delle famiglie e aumenta il numero di persone che rinunciano alle cure.
Il corteo bresciano è partito dalla fermata della metropolitana di San Faustino, snodandosi lungo le vie del centro fino a raggiungere piazza Paolo VI. Una manifestazione partecipata, che ha unito lavoratori, pensionati e giovani, inserendosi in una giornata di mobilitazione nazionale che ha visto iniziative in numerose città italiane.
LE VOCI DEI MANIFESTANTI
Durante il corteo sono arrivate le parole dei rappresentanti sindacali. “Scioperare oggi significa protestare contro una legge di bilancio che non è condivisibile – ha spiegato Francesco Bertoli, segretario generale della Camera del Lavoro di Brescia –. Ancora una volta il Governo non ascolta lavoratrici, lavoratori, pensionate e pensionati. Siamo in piazza per portare avanti richieste che non sono nuove, ma che continuano a rimanere senza risposta”.
Tra i manifestanti anche Francesca Re David, segretaria confederale della Cgil, che ha definito la manovra “una scelta che impoverisce il Paese. Le tasse in Italia – ha sottolineato – vengono pagate soprattutto da lavoratori e pensionati, ma non vengono reinvestite in sanità, lavoro e ricerca. L’impoverimento delle persone è palpabile: la sanità non funziona, la scuola è in difficoltà, il diritto alla casa non è garantito”. Francesca Re David ha inoltre richiamato il tema dei rinnovi contrattuali, ricordando come il sindacato chieda da tempo la defiscalizzazione degli aumenti salariali: una misura che, a suo giudizio, è stata applicata in modo limitato e insufficiente.
UNA GIORNATA DI MOBILITAZIONE
A distanza di pochi giorni, lo sciopero del 12 dicembre lascia a Brescia il segno di una protesta che ha unito rivendicazioni nazionali e problemi locali. Una giornata che ha riportato al centro del dibattito pubblico il tema del lavoro e dei servizi, in una fase storica segnata da inflazione, precarietà e crescente difficoltà per molte famiglie del territorio.