Il primo aprile per larga parte della Lombardia significa normalmente l’avvio dell’impiego dell’acqua per l’irrigazione. I grandi canali iniziano a riempirsi dopo l’asciutta invernale e torna a scorrere l’acqua nelle decine di migliaia di chilometri di rogge e fossi che solcano la pianura. Non sarà così nel 2023, così come avvenuto anche lo scorso anno, a causa della situazione critica delle riserve idriche.

“Insieme con le organizzazioni agricole e con tutti gli attori del settore abbiamo condiviso con la Regione Lombardia la priorità di favorire l’invaso dei laghi”, come spiega Alessandro Rota, presidente di ANBI Lombardia (l’Associazione che rappresenta i dodici consorzi lombardi di bonifica e di irrigazione) al termine dei lavori del Tavolo regionale per gli usi irrigui di ieri 30 marzo.

“Una scelta obbligata e non indolore – continua Rota – che resta in ogni caso il provvedimento più rilevante e indispensabile nell’immediato per affrontare una stagione irrigua che si preannuncia nuovamente difficile”.

L’irrigazione è fondamentale per l’agricoltura lombarda che rappresenta più del 16 per cento del valore economico della produzione agroalimentare italiana, proprio grazie ai suoi 600 mila ettari di terreni che costituiscono oltre il 23 per cento della superfice irrigua nazionale. Ma non solo, il mantenimento di una diffusa pratica irrigua a scorrimento – come è tornata a ribadire ANBI Lombardia – garantisce l’equilibro ambientale e funzioni ecosistemiche fondamentali come quella della ricarica della falda.

Secondo i dati di Arpa Lombardia, si riscontrano infatti valori di abbassamento della falda che arrivano fino a 5 metri, dovuti alla riduzione delle precipitazioni e alla drastica diminuzione dei volumi irrigui registrata nel 2022. A questo proposito ANBI Lombardia ha apprezzato l’impegno della Regione Lombardia sul fronte della revisione del quadro normativo sull’attingimento provvisorio di acque superficiali e sul complesso tema riguardante i pozzi.

Indispensabile, secondo l’Associazione dei consorzi, è anche il rafforzamento del coordinamento con i gestori degli invasi idroelettrici che rappresentano uno strumento chiave per affrontare la stagione estiva, allargato ora all’interlocuzione con la Valle d’Aosta, come ha anticipato l’assessore Massimo Sertori al Tavolo. Per il bacino del Chiese invece è ancora da aprire il confronto con i bacini trentini, fondamentali per la gestione del lago d’Idro per il quale si è ottenuta l’attesa deroga ai limiti di regolazione.