Mai come in questi mesi di chiusure migliaia di persone in Europa e nel mondo hanno dovuto lavorare, studiare, acquistare cibo, comunicare con le persone care utilizzando una connessione Internet.

E’ quanto si legge in alcune estratti della lettera del presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, in risposta a Romano Prodi sull’importanza dell’accesso ad Internet per tutti l’accesso ad Internet. “Al tempo stesso, l’impossibilità di accesso alla rete, per ragioni geografiche, economiche o sociali, si è rivelata un pesante elemento di marginalizzazione. Per molti bambini non avere accesso a Internet ha significato in questi lunghi mesi vedersi negare il diritto fondamentale all’istruzione e alla conoscenza. Ma non solo. Per tante donne e uomini, l’impossibilità a connettersi ha prodotto mancanza di informazioni e messo a rischio la loro vita”, si legge nella lettera di Sassoli. “Internet, così come lo conosciamo, si basa sul principio innovatore e profondamente democratico della neutralità della rete.

Questo principio stabilisce che tutti i bit che circolano in Internet siano trattati allo stesso modo, senza discriminazioni. Non possono essere rallentati o avere priorità a seconda del potere d’acquisto di chi li emette o ne è destinatario”, ha aggiunto il presidente del Parlamento Ue.

In questo momento, spiega Sassoli, l’Unione europea è il principale attore globale che garantisce per legge questo principio così fondamentale della nostra epoca. “Però non basta. Perché non sia fonte di disuguaglianza, è altrettanto necessario che l’accesso alla Rete si basi su regole di equità. Come nel caso dell’energia elettrica o di altri servizi considerati essenziali, l’impossibilità di accedere a Internet – il cosiddetto divario digitale – non ha soltanto impatto sul lavoro, l’impresa, lo sviluppo scientifico, sociale e culturale. Altrettanto forti sono gli effetti sulla vita quotidiana delle persone, negli aspetti anche intimi del loro benessere e della loro felicità”.

Il Covid-19, secondo il presidente dell’Europarlamento, ha reso palese qualcosa di già evidente: “La digitalizzazione non aspetta. La questione non è se avverrà o meno, ma se sarà per tutti…É un inganno far credere che le persone non possano approfittare in modo equo e dignitoso di ciò che il digitale offre se non conoscono la sua tecnologia. Questo porta ad ingiustizie. Non si tratta di tempestare di apps gli utenti, finché diventino clienti fedeli o estenuati si ritraggano abbandonando l’uso di questi strumenti. Il punto è assicurare trasparenza, informazione in modo che ognuno abbia la capacità di capire e decidere.

L’accesso alla rete come nuovo diritto umano. Il Parlamento europeo è pronto a questa sfida”. 

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