L’introduzione di dazi del 30% da parte degli Stati Uniti sui prodotti europei potrebbe costare oltre 20 milioni di euro all’agroalimentare bresciano. A lanciare l’allarme è Coldiretti Brescia, che sottolinea come gli USA rappresentino il primo mercato extra europeo per le imprese locali del settore.

Secondo Coldiretti, i nuovi dazi si tradurrebbero in un aumento dei prezzi per i consumatori americani, con conseguente calo dei consumi e difficoltà per le imprese italiane, che si troverebbero costrette a cercare nuovi mercati per evitare prodotti invenduti. A ciò si aggiunge il rischio legato alla diffusione dei falsi, con gli Stati Uniti indicati come il primo produttore mondiale di imitazioni del cibo Made in Italy.

Nel 2023 l’agroalimentare bresciano ha esportato negli USA per oltre 60 milioni di euro. Un risultato che, secondo l’associazione, sarebbe ora messo a rischio non solo dal possibile calo dell’export, ma anche dalla mancata crescita prevista per l’anno in corso.

Il dato locale si inserisce in un quadro nazionale ancora più ampio: Coldiretti stima infatti un danno complessivo da oltre 2,3 miliardi di euro per l’agroalimentare italiano e per le famiglie statunitensi. Le nuove tariffe, se sommate a quelle già in vigore, porterebbero l’incidenza complessiva fino al 45% per i formaggi, 35% per i vini, 42% per il pomodoro trasformato, 36% per la pasta farcita e 42% per marmellate e confetture.

“Imporre i dazi al 30% sui prodotti bresciani sarebbe un colpo durissimo sia per le nostre imprese agricole sia per i consumatori americani – afferma Laura Facchetti, presidente di Coldiretti Brescia – È necessario trovare un accordo e porre fine all’incertezza. Non si può chiedere all’Europa maggiore responsabilità strategica e poi penalizzarla economicamente sul commercio. Ci auguriamo che la discussione torni sul terreno del buon senso e dell’equilibrio tra alleati”.