Una “good company” con l’itero ramo d’azienda produttivo, cespiti, dipendenti, contratti con clienti e fornitori e tutto il know how di circa 40 anni di lavoro lasciando alla “bad company” debiti erariali di oltre 5 milioni di euro.
È questa l’accusa che la Guardia di Finanza di Brescia muove a tre persone di Lumezzane, padre, figlia e una terza persona della quale le Fiamme Gialle stanno accertando il coinvolgimento. Tradotta in linguaggio giudiziario: sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e autoriciclaggio.
LE INDAGINI DELLA TENENZA DELLA GUARDIA DI FINANZA DI GARDONE VAL TROMPIA
Secondo le indagini avviate dai Finanzieri della Tenenza di Gardone Val Trompia, l’amministratore della società con sede a Lumezzane, nel 2017 in un momento di crisi aziendale e nel mirino dell’Agenzia delle Entrate avrebbe creato una nuova società nella stessa sede legale e produttiva, ma amministrata dalla figlia. Una cessione di ramo d’azienda – secondo le Fiamme Gialle – regolato da un “contratto di locazione simulato” e mai corrisposto.
Un’operazione, questa, che avrebbe consentito alla nuova impresa, libera da debiti con lo Stato, di continuare ad operare sul mercato generando, dal 2017, un fatturato di circa 10,5 milioni di euro utilizzando gli asset che avrebbero dovuto essere garanzia per lo Stato di incassare i debiti “dell’azienda madre”.
L’indagine avrebbe appurato anche una serie di “operazioni riciclatorie” con soldi drenati dai conti della società indebitata verso conti correnti personali delle tre persone indagate. Soldi che poi sarebbero stati re impiegati in attività economico finanziarie.
LE ACCUSE E IL SEQUESTRO PREVENTIVO PER OLTRE 5 MILIONI DI EURO
Le indagini delle Fiamme Gialle, coordinate dal Pm della Procura di Brescia, Bendetta Gallea, e sfociate nel sequestro preventivo emesso dal Gip di Brescia, Alessandra Sabatucci, con le accuse, per i tre indagati, di omessa dichiarazione, occultamento o distruzione di documenti contabili, sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte e autoriciclaggio.
Il sequestro preventivo di oltre 5 milioni di euro ha interessato anche saldi attivi sui conti correnti, beni mobili e immobili.
L’INDAGINE NON HA BLOCCATO O CHIUSO L’AZIENDA. IN ARRIVO L’AMMINISTRATORE STRAORDINARIO
L’indagine in corso non ha bloccato, chiuso o paralizzato l’azienda. Una chiusura anche temporanea avrebbe potuto significare un pesante contraccolpo sociale, soprattutto, a carico dei dipendenti.
Nelle prossime ore verrà nominato dal Tribunale un Amministratore Straordinario, per entrambe le Società, che avrà il compito di gestire le aziende in questa fase d’indagine con l’obiettivo di preservare l’occupazione dei dipendenti e i processi produttivi dell’azienda.