
Il Metodo Rondine e il ruolo delle istituzioni nei percorsi di educazione alla pace sono stati al centro di un appuntamento del Festival della Pace di Brescia con protagonisti gli studenti della Scuola Bottega Artigiani. L’incontro ha analizzato un modello che utilizza la gestione dei conflitti come strumento educativo, con il coinvolgimento di scuole, enti formativi e realtà istituzionali.
Il presidente di Rondine Cittadella della Pace, Franco Vaccari, ha spiegato che il metodo si fonda sulla dimensione relazionale: “È un metodo che punta tutto sulle relazioni, intendendo per relazioni la costruzione della vita tra le persone attraverso i conflitti”, ha detto.
Vaccari ha chiarito che il conflitto non va confuso con la guerra: “I conflitti non sono qualcosa di negativo, non sono sinonimo di guerra, ma sono le differenze che si incontrano e si urtano. Se impariamo l’alfabeto di questi microurti quotidiani, il conflitto diventa una risorsa”.
E ancora: “Guerra è una parolaccia: dobbiamo evitarla, prevenirla e, se scoppia, chiuderla immediatamente. Conflitto è l’esistenza quotidiana; ognuno di noi ha i suoi conflitti e dobbiamo imparare a viverli e gestirli”.
All’incontro è intervenuta anche Anna Maria Gandolfi, dirigente di Scuola Bottega, la prima scuola in città ad adottare il Metodo Rondine.
“La scelta è stata fortuita, ma precisa e azzeccata per la nostra tipologia di scuola”, ha spiegato. Gandolfi ha ricordato che 30 docenti dell’istituto sono stati formati lo scorso anno, e da quest’anno il metodo sarà applicato a una classe di prima macchine utensili.
Sul significato del percorso educativo ha aggiunto: “Educare alla pace vuol dire aiutare i nostri ragazzi a stare bene con se stessi, abitare i propri conflitti e avere strumenti per rialzarsi dopo le sconfitte. Dobbiamo dare fiducia e forza per affrontare le difficoltà quotidiane”. Secondo Gandolfi, unire competenze personali e professionali è essenziale: “Questo potrà portarli a essere protagonisti della loro vita e del loro futuro”.
L’incontro ha ospitato anche la testimonianza di un giovane sopravvissuto alla strage di Beslan, che ha raccontato il proprio percorso all’interno delle attività promosse da Rondine.













































