
Si accende il dibattito dopo le perquisizioni scattate all’alba di oggi (venerdì 21 novembre) nei confronti di alcuni partecipanti al corteo pro-Palestina del 27 settembre. Mentre la Questura ha reso noti i capi d’accusa – imbrattamento, accensioni pericolose e il coinvolgimento negli scontri con un gruppo di neofascisti – nel pomeriggio gli attivisti del Magazzino 47 hanno convocato una conferenza stampa per denunciare quella che definiscono “una risposta repressiva nei confronti del movimento”.
Le testimonianze degli attivisti
Anna Parladori, una delle giovani perquisite, racconta di essere stata svegliata alle 7.30 da quattro agenti della Digos.
“Le accuse sono imbrattamento, concorso in imbrattamento e gli scontri con i neofascisti fuori dalla partita” spiega. Durante la perquisizione, riferisce, sono state trovate “solo alcune bombolette spray”.
La giovane sostiene di aver ricevuto anche un avviso orale, motivato – secondo quanto riportato – dalla partecipazione a un presidio in solidarietà al popolo palestinese del 7 ottobre 2024. “Mi definiscono soggetto pericoloso per aver partecipato a un presidio autorizzato. È totalmente ingiustificato” afferma.
La posizione della difesa
L’avvocato Sergio Pezzucchi critica la natura dei provvedimenti: “I reati contestati sono due contravvenzioni: l’accensione di fumogeni e l’imbrattamento. È la prima volta che vedo perquisizioni all’alba per fatti di questo livello. È un salto di qualità nella repressione del dissenso”.
Il legale parla di un utilizzo “sproporzionato” delle misure, citando anche altri avvisi orali notificati per episodi come “il lancio di una bottiglietta” o “aver brandito una cintura”.
“Sono misure pensate per situazioni di reale pericolosità sociale – conclude – Qui si usano per fatti di minima rilevanza. È preoccupante”.
La lettura politica del movimento
Secondo Umberto Gobbi l’obiettivo non sono i singoli episodi: “Quello che interessa è colpire il movimento contro il genocidio e Blocchiamo Tutto. Si vuole spaventare i più giovani e disincentivare la protesta”.
Gobbi annuncia inoltre che la risposta arriverà nelle piazze: “Saremo allo sciopero generale di venerdì 28 novembre, alle 9 da San Faustino. Non è escluso qualche appuntamento anche nel pomeriggio”.













































