foto d'archivio

Giusto una manciata di giorni fa il deputato bresciano di Azione Fabrizio Benzoni ne aveva parlato in una puntata di Sette & Mezzo su Èlive. Oggi in merito agli affitti brevi e alla loro regolamentazione si è espresso anche il Consiglio di Stato recependo le indicazioni della Corte di giustizia europea.

Di fatto viene ribadito che i portali di prenotazione devono riscuotere e versare allo Stato la cedolare secca sugli affitti
brevi.

Parole in musica per Federalberghi Brescia che ormai da anni evidenzia il fenomeno come un problema irrisolto. “Dopo sei anni speriamo si sia messa la parola fine sul tema – ha detto il presidente di Federalberghi Brescia Alessandro Fantini – Si tratta di un grande risultato perché permette una maggiore trasparenza del mercato e combatte l’evasione fiscale e la concorrenza sleale che stanno incidendo negativamente sulle nostre forme di ospitalità qualificata”.

Fantini traccia un ritratto della nostra provincia con qualche numero: sono 6.000 gli annunci che non sarebbero una semplice integrazione del reddito. Secondo l’associazione infatti, il 70% degli appartamenti bresciani presenti sono gestiti da host che amministrano più di un alloggio facendone un vero e proprio lavoro.

L’auspicio di Federalberghi Brescia è che si argini il fenomeno perché “sta iniziando ad avere conseguenze molto preoccupanti nei nostri centri storici” e che non vengano fatti sconti al celeberrimo AirBnb “dovrebbe sanare circa 500 milioni di euro di tasse non versate all’erario italiano”.