Alcune aree del cimitero Vantiniano di Brescia sono state poste sotto sequestro dalla Procura cittadina nell’ambito della vicenda legata alle tombe dei bimbi mai nati. Seocndo l’Ansa nell’inchiesta, coordinata dal pubblico ministero Antonio Bassolino, risultano indagate anche due funzionarie comunali.

Era l’autunno del 2021 quando la vicenda è venuta alla ribalta. Tutto è iniziato con la segnalazione di alcuni genitori che, recatisi al Vantiniano in visita ai figli mai nati, hanno trovato una distesa di terra in luogo delle tombe. Una storia che aveva fatto scalpore in città: un’esumazione di massa delle sepolture riservate ai feti e ai bimbi morti subito dopo o durante il parto.

Alcune di queste famiglie avevano deciso di agire per vie legali, che hanno portato oggi alla svolta del sequestro nel campo santo. Attualmente i reati contestati sono violazione di sepolcro e vilipendio di tombe e di cadavere.

Nei mesi successivi alla scoperta, qualche genitore aveva fatto richiesta per di riavere i resti dei bambini o gli effetti personali che si trovavano vicino ai cippi. Richiesta che non sarebbe stata esaudita. “Non è stato loro consegnato alcun resto organico né gli altri effetti personali riposti con i piccoli corpi, né, per chi le aveva fatte realizzare, le bare in legno e le lapidi in marmo” aveva infatti scritto l’avvocato Francesco Mingiardi nell’atto di contestazione di illegittimità spedito in Loggia lo scorso giugno.

Atto in cui erano contenute due richieste: la ricerca e la raccolta dei resti dei bambini allo scopo di deporli in un ossario che diventi luogo del ricordo e un risarcimento danni.

Non era bastata a placare gli animi una lunga lettera in cui il Comune spiegava le motivazioni dell’operazione (in buona sostanza necessità di spazio), le difficoltà di notifica dell’avviso a causa della mancanza dei dati dei familiari e il fatto che l’annuncio delle esumazioni fosse stato esposto per oltre 90 giorni all’ingresso del cimitero, oltre che sul perimetro dei settori dedicati a queste sepolture.