
Colline e valichi bresciani ancora una volta al centro della lotta al bracconaggio. I Carabinieri Forestali hanno intensificato i controlli nell’ambito dell’Operazione Pettirosso, individuando decine di siti di cattura e sequestrando armi, trappole e centinaia di uccelli protetti.
Al 15 ottobre sono ben 67 le persone denunciate per reati contro l’avifauna selvatica. Sequestrati 903 uccelli abbattuti, 264 esemplari vivi catturati illegalmente, 582 dispositivi di cattura, 106 reti da uccellagione, 46 armi, 2.286 munizioni e 1 kg di polvere da sparo.
L’operazione — che coinvolge i Nuclei Carabinieri Forestali di Brescia, la Sezione Operativa Antibracconaggio e Reati in Danno agli Animali, le Stazioni territoriali e le Compagnie dell’Arma — conferma una recrudescenza del fenomeno in un’area strategica per le rotte migratorie.
A essere prese di mira sono soprattutto le Prealpi lombardo-venete, vero “collo di bottiglia” per migliaia di passeriformi stremati dal viaggio. Richiami elettromagnetici, reti, gabbie-trappola e archetti restano gli strumenti più usati per la cattura illegale.
In Franciacorta tre persone sono state sorprese due volte nel giro di pochi giorni mentre cacciavano con richiami acustici vietati, mentre in Valcamonica e Valtrompia i militari hanno individuato e smantellato due siti di cattura con decine di trappole e avifauna morta.
Gli indagati dovranno rispondere, a vario titolo, di furto aggravato di fauna selvatica, maltrattamento e uccisione di animali, detenzione non consentita di specie protette, uccellagione, esercizio della caccia con mezzi vietati e detenzione abusiva di armi e munizioni.