Questa mattina è stata presentata ufficialmente la nuova partnership fra il Brescia Calcio e Intesa Sanpaolo che diventa così main sponsor con uno speciale focus su tutto il settore giovanile.

Ormai da decenni eravamo abituati a vedere sulle maglie della rima squadra il nome di una banca: prima Cab, poi Ubi. Oggi come ben sappiamo in quel posto c’è Rigamonti, ma dopo l’acquisto di Ubi da parte di Intesa il rapporto non si interrompe. Insesa apparirà su tutte le maglie del settore giovanile delle Rondinelle e sarà comunque vicino alla prima squadra.

“La partnership con Brescia Calcio F.C. rientra nel più ampio impegno del Gruppo a favore del mondo dello sport e costituisce l’occasione per manifestare, ancora una volta, la prossimità di Intesa Sanpaolo nei confronti dei singoli territori in cui opera e la vicinanza alle comunità – si legge nella nota di presentazione dell’accordo – L’obiettivo condiviso è quello di proseguire nel percorso di educazione e partecipazione ai valori sportivi fondamentali per la crescita e la formazione delle nuove generazioni: sana competitività, rispetto delle regole, dinamicità, fair play, superamento dei propri limiti, tutti principi fondanti della società civile condivisi dalla migliore cultura d’impresa”.

Come spesso accade, a margine della presentazione dell’accordo Massimo Cellino si è lasciato un po’ andare in cosiderazioni che esulavano dal tema principale dell’incontro e riguardavano in via più generale la situazione del Brescia e del calcio italiano.

“Se un’azienda non ha utile e io a amministratore a fine anno non ho utile, ho fallito il mio mandato – ha detto Cellino descrivendo le società di calcio come vere e prorie aziende – Io sono amministratore delegato, non sono un presidente talmente ricco o che fa finta di esserlo come tanti altri. Vorremmo vincere tutte le partite e comprare i giocatori più forti del mondo. Poi però facciamo fallire le società e dobbiamo fuggire all’estero”.

Cellino ha poi parlato di serie A dicendo che stando nella massima serie gli introiti sono maggiori. Infine il ritorno sulla cessione di Tonali al Milan: “Se noi non fossimo retrocessi io Tonali non lo avrei mai venduto, ma non potevo tenermi Tonali in serie B. Oggi non c’è logica a crescere i calciatori per venderli, bisogna tenerli e farli giocare”.