“In 35 anni ho fatto anche degli errori. Il più grande, che sicuramente non rifarei, è stato prendere il Brescia”. Così Massimo Cellino in una lunga intervista concessa a L’Unione Sarda e Videolina, dove ha ripercorso anche la sua esperienza alla guida delle rondinelle.

Nel passaggio riportato da Bresciaingol, l’imprenditore sardo ha spiegato di essere stato “allettato all’inizio, convinto che ci fosse una società molto più organizzata”. Reduce dall’esperienza in Inghilterra, pensava di “spenderci un giorno al mese”, ma la realtà si rivelò ben diversa: “C’erano 12 milioni di debiti, molti di più rispetto a quanto me ne avevano dichiarati”.

Cellino ha parlato di un ambiente difficile, segnato da cattiveria e addirittura malvagità: “Siamo andati subito in Serie A, ma Brescia è un posto malvagio. Se una società in 115 anni ne ha fatti solo 10 di Serie A non è colpa di Massimo Cellino. C’è il maligno là dentro”.

Nel corso dell’intervista l’ex presidente ha tirato in ballo anche le sue ormai ben note scaramanzie: “Il compleanno del club è il 17, se l’avessi saputo col c… che l’avrei comprato – ha detto – La mia disgrazia è stata la coda del diavolo”.

Cellino si è definito “vittima di circostanze negative”, citando il caso Sampdoria: “Non hanno voluto farla retrocedere perché aveva 200 milioni di debiti e garanzie con banche e Federazione”. Poi l’ultimo affondo: “A Brescia la bestemmia è molto diffusa e questo non lo tollero”.