
Una grandissima partecipazione all’incontro “In nome loro”, promosso dalla Commissione Genere dell’Università degli Studi di Brescia per riflettere sul tema della violenza di genere e ricordare le vittime.
L’appuntamento, ospitato nell’Aula Magna di Medicina, ha riunito familiari di donne uccise, rappresentanti istituzionali e del mondo accademico, in un momento di confronto e testimonianza che ha unito memoria e responsabilità civile.
Tra gli ospiti Gino Cecchettin, padre di Giulia e rappresentante della Fondazione a lei intitolata, che ha invitato i giovani “a coltivare l’altruismo e la speranza di un futuro costruito su rapporti umani basati sulla proattività e non sulla prevaricazione”.
“Lavorare sui giovani significa lavorare sul futuro – ha aggiunto – Per questo crediamo che serva un’ora di educazione all’affettività a settimana in tutte le scuole: lo chiedono studenti, insegnanti e dirigenti. È un passo concreto per prevenire la violenza”.
Durante la cerimonia sono stati consegnati i premi di laurea “In nome loro”, istituiti in memoria delle vittime di violenza di genere. Quattro i riconoscimenti assegnati a giovani laureate per tesi dedicate alle tematiche di genere e alle discipline STEM.
A ricordare il significato dell’iniziativa è stata Marika Vezzoli, presidente della Commissione Genere dell’Ateneo: “Siamo qui per ricordare tutte le donne uccise per mano di uomini violenti. Giulia Cecchettin, Desirée Piovanelli, Elena Lonati: nomi e storie che parlano anche alle ragazze più giovani. Il messaggio ai ragazzi è chiaro: non bisogna tacere, ma segnalare ogni forma di violenza o anomalia, anche tra i propri amici. Solo così possiamo costruire un messaggio di rinascita e di speranza”.
L’evento si inserisce nelle azioni previste dal Gender Equality Plan 2025–2027 dell’Università di Brescia e rientra nel programma di iniziative in vista della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne del 25 novembre.









































