di Paolo Bollani

Domani, nel nuovo HUB dell’Asst Spedali Civili allestito all’interno del Centro Commerciale Freccia Rossa iniziano le vaccinazioni e tra queste ci saranno 50 tra dipendenti e docenti dell’Università di Brescia che verranno vaccinati.

Partendo dall’assunto che tutti vogliamo e dobbiamo essere vaccinati questa priorità che l’assessore al welfare di Regione Lombardia, Letizia Moratti, ha concesso al Presidente del Coordinamento dei Rettori Lombardi, Morzenti Pellegrini è per me uno di quei “privilegi” che in questo momento di pandemia non dovrebbero esistere.

Con tutto il rispetto per i docenti universitari e per il personale che lavora nelle Università, le stesse sono state le prime, da mesi, a lavorare in Dad, con tutte le difficoltà del caso, ci mancherebbe, ma non sono in presenza e non sono sottoposti a rischio.
Perchè, quindi, questa corsia preferenziale?

Anche oggi, nel bollettino dei morti per Covid-19 relativo al 27 e 28 febbraio ci sono 13 morti: il più “giovane” ha 77 anni, il più “maturo” 94.
Non era forse il caso di terminare nel più breve tempo possibile queste vaccinazioni prima di vaccinare chi sta in uffici praticamente chiusi al pubblico?

Potrei fare anche una serie di altri esempi: e i docenti degli asili nido, scuole materne, scuole dell’infanzia, scuole medie… cioè tutti quelli che fino a qualche giorno fa hanno lavorato?
E i docenti che sono obbligati ad andare in classe perché seguono ragazzi con handicap o figli di dipendenti di saniutari? Anche loro in coda? E perché?

Ma potrei continuare. I tabaccai? Che tutti i Dpcm dal marzo scorso hanno obbligato a rimanere aperti, così come tutti coloro che lavorano nei settori dei “beni essenziali per la comunità” ? Le cassiere dei supermercati? Troppo “plebe” per avere una priorità nei vaccini?
O, piuttosto, non fanno parte di nessuna “casta” che gli garantisca la corsia preferenziale nel “diritto alla salute”.

E non voglio dire dei giornalisti, altra “casta” come spesso viene indicata ma credo che in questo ultimo anno di Covid-19 abbia dimostrato l’importanza dell’informazione e del proprio lavoro. Non abbiamo chiesto delle precedenze, e bene così, ma forse qualche rischio in più dei docenti universitari, permettetemi di dirlo, lo abbiamo corso e lo corriamo ogni giorno.

Si, è vero, sono indignato per questa scelta, e, permettetemi di essere franco, anche molto incazzato.

In questo momento di pandemia vorrei pensare che non ci debbano essere prevaricazioni, non si debbano far valere logiche “politiche”, di “rappresentanza” o di “forza”, qualunque essa sia.
Oggi non ci deve essere la corsa a chi “conta” di più ma a “chi rischia di più”.