A Brescia il mercato del lavoro continua a correre, mentre la demografia rallenta. È il quadro tracciato dal direttore provinciale dell’INPS, Francesco Cimino, che parla di una provincia “vivace e in crescita dal punto di vista occupazionale”, ma alle prese con un calo di natalità che preoccupa quanto nel resto d’Italia. A fare la differenza, spiega, è il saldo migratorio positivo, capace di compensare la diminuzione della popolazione e di sostenere le dinamiche economiche del territorio.

Cimino sottolinea che i segnali sul fronte lavoro sono chiari: occupazione in aumento, disoccupazione in calo, entrate contributive in crescita. Un andamento legato sia all’aumento delle retribuzioni sia alla riduzione dei senza lavoro, con un effetto marginale della spinta inflazionistica, che “non compensa del tutto l’aumento delle retribuzioni anche nella nostra provincia”.

A emergere con forza è però un altro elemento: il ruolo della popolazione straniera. Secondo Cimino, gli immigrati sono ormai un pilastro dell’equilibrio economico e previdenziale. Servono alle imprese, che faticano a trovare manodopera, e servono al sistema pensionistico, messo sotto pressione dal calo delle nascite.

“Il saldo migratorio positivo aiuta a recuperare personale e contribuisce alla tenuta del sistema previdenziale”, osserva il direttore, ricordando che le proiezioni demografiche indicano per il 2050 un rapporto di un lavoratore attivo per ogni non attivo. “È uno scenario che impone attenzione: oggi non ci sono segnali di criticità, ma la situazione va monitorata nel tempo”.

La fotografia dell’INPS conferma così una provincia economicamente solida, sostenuta dal contributo della forza lavoro straniera, ma esposta alle stesse fragilità demografiche che attraversano l’Italia. Una doppia velocità che nei prossimi anni richiederà nuove scelte e nuove strategie.