Non è per niente positivo il bilancio tracciato da Legambiente Lombardia sull’inverno appena trascorso.

Secondo il rapporto, nell’intero trimestre tra l’1 gennaio e il 31 marzo, la qualità dell’aria nelle principali città della regione è stata classificata come “insalubre” e con “un’alta presenza di polveri sottili”; fattori decisamente pericolosi per la salute dei cittadini lombardi, già colpita duramente dall’epidemia.

Il bilancio, fatto in occasione della Giornata Mondiale della Salute, il 7 aprile, ha registrato le più alte concentrazioni di polveri a Cremona, Mantova e Brescia, ma ovviamente anche a Milano e a Monza, città con un’elevata densità di popolazione e di traffico stradale.

In tutti i capoluoghi lombardi, i livelli medi di smog risultano ben tre volte superiori rispetto al valore medio annuo raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (15 microgrammi/mc). Fanno eccezione solo Varese, Lecco e Sondrio che, nel periodo invernale, hanno mantenuto il livello di inquinamento a norma (40 microgrammi/mc).

Il risultato negativo, dato anche dell’anomalo quadro meteoclimatico, però, durante il mese di aprile è sensibilmente migliorato: grazie infatti alle recenti precipitazioni, che hanno portato rimescolamento atmosferico, la qualità dell’aria è sicuramente migliore.

Dal primo aprile, infatti, sono diminuite le limitazioni previste dall’accordo aria tra Ministero dell’Ambiente e regioni del Nord.

“I dati delle centraline di misura dello smog confermano la necessità di intensificare gli interventi sulle due principali fonti emissive: occorre ridurre le emissioni da traffico e quelle prodotte dai troppi allevamenti intensivi” dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia.

Su quest’ultimo aspetto la principale novità è rappresentata dalla revisione della direttiva IED “industrial emission directive” sulle emissioni industriali che, includendo i grandi allevamenti tra le fonti emissive prioritarie, permetterà di sistemare un settore che fino ad oggi è stato esentato dagli adempimenti necessari a limitare le emissioni nei settori produttivi”.