Le soluzioni ci sono. Quello che manca sono la volontà politica e i soldi.
Per curare l’aria malata a Brescia servono 400 milioni, 40 milioni all’anno per i prossimi 10 anni.
Questo, almeno, è il risultato dello studio di “valutazione integrata dell’inquinamento atmosferico del Bacino padano e nel territorio bresciano” promosso da A2A e Ramet e realizzato dall’Università.
Risultati frutto di un lavoro durato ben tre anni ad opera di due tea di Ingegneria e medicina.
Ma i 40 milioni, come dicevamo, sono un investimento,non una spesa, in quanto, secondo questo studio, la messa in opera di misure per combattere questo mal d’aria consentirebbe un risparmio sui costi sanitari di oltre 39 milioni all’anno per minore morbilità e quasi 70 milioni all’anno per minore mortalità.
Ed ecco la ricetta: riduzione del Pm10, causato per lo più da vecchi impianti di riscaldamento, dall’installazione di caldaie di nuova generazione. Anche l’ammoniaca che trae origine dalle emissioni agricole si potrebbe evitare con l’iniezione di liquame anziché il suo spargimento. Per ridurre l’azoto, proveniente dal traffico, incentivazione del carpooling e delle auto elettriche