“Il sindaco Laura Castelletti ama spesso dire di parlare o tacere a ragion veduta. In questo caso, forse sarebbe stato meglio se avesse scelto il silenzio. Le sue dichiarazioni sulla gestione dei flussi migratori, infatti, vengono clamorosamente smentite dai dati ufficiali aggiornati”. Così la deputata bresciana della Lega Simona Bordonali ha voluto rispondere alla Sindaca dopo la conferenza stampa convocata d’urgenza sul tema migranti.
Secondo Bordonali nei primi dieci comuni della provincia per numero assoluto di migranti accolti nei CAS, Brescia risulta soltanto seconda, superata da Montichiari e seguita da comuni come Gambara, Edolo, Lonato del Garda e Ospitaletto a guida centrodestra. “In proporzione alla popolazione residente, Brescia è addirittura ultima – rincara la dose – Questo significa che, nonostante le dimensioni e il ruolo di capoluogo, la sua incidenza nell’accoglienza è molto più contenuta rispetto a quanto avviene altrove”.
Perciò per la Parlamentare leghista le parole di Castelletti non solo sono “fuori luogo”, ma “rischiano di risultare offensive nei confronti di quei sindaci – spesso alla guida di piccoli comuni – che, con responsabilità e senza fare polemica, si fanno carico di numeri anche superiori, mantenendo equilibrio e coesione sociale”.
“Ancora una volta, dunque, il sindaco Castelletti sbaglia bersaglio – aggiunge Bordonali – Invece di affrontare con serietà e responsabilità le vere sfide legate alla sicurezza e all’immigrazione, preferisce attaccare il Governo, ignorando volutamente le responsabilità politiche di chi – come lei e il centrosinistra – ha smantellato negli anni strumenti efficaci di gestione dell’immigrazione”.
La nota completa
“Il sindaco Laura Castelletti ama spesso dire di parlare o tacere a ragion veduta. In questo caso, forse sarebbe stato meglio se avesse scelto il silenzio. Le sue dichiarazioni sulla gestione dei flussi migratori, infatti, vengono clamorosamente smentite dai dati ufficiali aggiornati.
La realtà è molto diversa da quella descritta. Nei primi dieci comuni della provincia per numero assoluto di migranti accolti nei CAS, Brescia risulta soltanto seconda, superata da Montichiari e seguita da comuni come Gambara, Edolo, Lonato del Garda e Ospitaletto, tutti amministrati dal centrodestra. In proporzione alla popolazione residente, Brescia è addirittura ultima. Questo significa che, nonostante le dimensioni e il ruolo di capoluogo, la sua incidenza nell’accoglienza è molto più contenuta rispetto a quanto avviene altrove.
Ne deriva che le lamentele del sindaco Castelletti non solo appaiono fuori luogo, ma rischiano di risultare offensive nei confronti di quei sindaci – spesso alla guida di piccoli comuni – che, con responsabilità e senza fare polemica, si fanno carico di numeri anche superiori, mantenendo equilibrio e coesione sociale. In molti di questi comuni – amministrati dal centrodestra – la presenza dei migranti non ha mai generato particolari problemi di sicurezza. Il motivo è semplice: laddove vi è controllo del territorio, gestione responsabile e fermezza amministrativa, si garantisce sicurezza e rispetto delle regole.
Va inoltre ricordato che la rete di accoglienza nella provincia di Brescia coinvolge, ad oggi, ben 45 comuni, dei quali 17 sono sotto i 5.000 abitanti. Questo conferma che l’accoglienza è capillare e sostenuta anche da realtà piccole.
A Brescia, invece, il tema della sicurezza non può certo essere scaricato sulla presenza dei CAS. Il problema appare piuttosto legato a una situazione generale di insicurezza urbana e degrado sociale che deriva da una evidente incapacità dell’amministrazione comunale di governare il territorio. Emblematico è l’ultimo episodio di cronaca, con l’arresto dell’autore seriale di spaccate ai danni di negozi – in gran parte gestiti da stranieri regolari – risultato essere uno straniero residente in provincia, fuori da ogni circuito di accoglienza.
Ancora una volta, dunque, il Sindaco Castelletti sbaglia bersaglio. Invece di affrontare con serietà e responsabilità le vere sfide legate alla sicurezza e all’immigrazione, preferisce attaccare il Governo, ignorando volutamente le responsabilità politiche di chi – come lei e il centrosinistra – ha smantellato negli anni strumenti efficaci di gestione dell’immigrazione.
Vale la pena ricordare che i cosiddetti decreti sicurezza, voluti dall’allora Ministro Matteo Salvini, sono stati tra i pochi provvedimenti realmente capaci di contenere i flussi migratori incontrollati. Quei provvedimenti furono smontati proprio dalla sinistra di cui Castelletti è espressione. La stessa sinistra che ha sostenuto un processo politico contro Salvini per aver difeso i confini italiani, poi conclusosi con una piena assoluzione che ne ha confermato la correttezza istituzionale.
Al contrario, questo Governo ha introdotto e continua a introdurre misure concrete per contrastare l’immigrazione irregolare e garantire sicurezza ai cittadini. Nonostante le difficoltà legate al contesto internazionale, si stanno vedendo i primi risultati. È notizia recente la decisione della Corte di Cassazione che ha confermato la legittimità della realizzazione in Albania del centro per i rimpatri: una misura forte, utile e concreta, che va nella direzione giusta.
L’errore della sinistra e della Castelletti è quello di insistere su un approccio ideologico, buonista e indiscriminato, che trasmette al mondo l’idea che l’Italia sia aperta a tutti, sempre e comunque. Un messaggio pericoloso, che alimenta partenze, traffici e illusioni, e finisce per aggravare le tensioni sociali sul territorio.
La recente uscita del sindaco, per una volta, ha però il merito di riconoscere che un problema esiste. L’auspicio è che ora possa diventare portavoce, presso i suoi colleghi di partito, di un vero sostegno ai provvedimenti che questo Governo sta attuando per contrastare l’immigrazione illegale, difendere la legalità e garantire sicurezza. Perché la sicurezza non si garantisce con la propaganda o con le accuse strumentali, ma con azioni concrete, coraggio amministrativo e collaborazione istituzionale. È ciò che questo Governo sta facendo. È ciò che molti sindaci – anche di piccoli comuni – fanno ogni giorno, in silenzio, con serietà e senso dello Stato”.