Fu strangolata a Manchester il 9 marzo scorso. Lala Kamara, prima di trasferirsi in Inghilterra, aveva abitato con la famiglia a Lonato del Garda e a Ponte San Marco di Calcinato. Aveva studiato per realizzare un sogno, quello di diventare infermiera e lavorare in una clinica.

Ci era riuscita Lala, ma proprio la sera del 9 marzo, Mustapha Dia, quello che per la 26enne italo-senegalese era un amico, secondo la ricostruzione accusatoria, avrebbe tentato di rubare un computer e ne sarebbe poi nata una colluttazione culminata poi con la morte della giovane.

Ieri, c’è stata la prima udienza del processo contro Mustapha Dia. E’ lui che nel tentativo di rapina avrebbe strangolato l’amica, secondo l’accusa. Il corpo senza vita di Lala, è stato trovato nell’appartamento, la sua morte agli investigatori inglesi è apparsa subito sospetta.

Alou, padre della ragazza, aveva annunciato che sarebbe andato di persone a seguire il processo, a guardare in faccia l’eventuale assassino. Così è stato. Si dice fiducioso, vuole giustizia. Intanto, da quanto trapela, l’accusa non avrebbe completato la ricostruzione della vicenda, mentre quest’oggi ha preso parola la difesa.

Quello di Lala resta un sogno spezzato per sempre quando era sul punto di essere realizzato. Ora quindi, non resta che attendere che venga fatta giustizia.