Una nuova versione dei fatti. Un nuovo racconto per cercare di spiegare una morte assurda come quella di Manuela Bailo, la giovane di Nave uccisa dal suo amante e seppellita in una cascina di Azzanello in provincia di Cremona. “Non smetteva di urlare, stava svegliando tutti. Così l’ho spinta ed è caduta dalle scale. Sembrava solo ferita, e invece non si è più ripresa”. Una inversione di tendenza rispetto a quanto dichiarato inizialmente. Nessuna lite per un tatuaggio ma una crescente tensione tra i due sfociata in un raptus di follia dell’ex sindacalista. Una lite iniziata ore prima con Pasini che agitato, era caduto inciampandosi nel tappeto di casa facendosi male al costato. Da lì, insieme a Manuela l’arrivo al Pronto Soccorso della Poliambulanza per farsi medicare. Sono le 4 di mattina del 29 luglio ed il telefono di Fabrizio Pasini continua a squillare: è la moglie che lo cerca insistentemente. Un fattore che avrebbe accentuato il malessere di Manuela Bailo facendo sfociare il tutto in una seconda e pensate lite. “Manuela mi voleva tutto per sé -ha raccontato ancora Pasini-. Il ruolo di amante le stava ormai stretto”. Da qui il cambio totale di versione: “Urlava come una pazza, stava svegliando i vicini. L’ho spinta dalle scale è ha battuto la testa”. Una versione a continuare a non convincere gli inquirenti alla luce del ritrovamento sul corpo di una ferita da taglio all’altezza della carotide.