
A Brescia si contano 366.400 pensioni tra previdenziali e assistenziali, ma i numeri non raccontano una provincia che “naviga nell’oro”. Più della metà degli assegni – il 53% – non supera i mille euro al mese. Lo segnala Luigi Ducoli, presidente del Comitato provinciale Inps, che mette in fila le criticità di un sistema che continua a riflettere le disuguaglianze del mondo del lavoro. Anche se a Brescia si sta meglio che altrove.
Il dato più evidente riguarda il divario di genere. Nelle pensioni di vecchiaia e anzianità gli uomini percepiscono in media 1.900 euro lordi, le donne appena 1.070.
“Differenze così marcate – osserva Ducoli – non sono altro che il riverbero delle discriminazioni vissute dalle donne nella loro carriera lavorativa, in particolare nel settore privato”. Retribuzioni più basse, carriere discontinue e periodi fuori dal mercato del lavoro continuano a produrre effetti pesanti anche al momento del ritiro.
Rispetto ad altre province italiane, Brescia si colloca in una fascia relativamente migliore, sia per retribuzioni sia per importi pensionistici medi. Ma la fotografia resta tutt’altro che rassicurante. “Parliamo comunque di cifre che non consentono certo di vivere agiatamente”, puntualizza Ducoli, ricordando ancora una volta come oltre la metà degli assegni sia inferiore ai mille euro.
Una tendenza in ulteriore peggioramento riguarda poi le pensioni liquidate nel 2024: i nuovi importi di vecchiaia e anzianità risultano più bassi rispetto alle pensioni già in pagamento. L’effetto è legato all’entrata a regime del sistema contributivo, che produce assegni più leggeri rispetto al precedente metodo retributivo.
















































