foto d'archivio

“Se vado in Pakistan mi fanno fuori”. Sono queste le parole, riportante dall’agenzia Ansa, da un amico della vittima davanti alla corte d’assise di Brescia durante il processo per l’omicidio di Sana Cheema. Parole che non è facile sentire in un’aula di tribunale: il timore di trovare la morte per aver testimoniato.

“Se riescono a fare fuori la figlia figurati cosa possono fare a me – ha aggiunto – Hanno potere in patria. Ho paura per la mia vita dopo quello che ho detto”.

Il testimone ha riferito che Sana sapeva di dover andare in Pakistan per sposarsi, ma che era sicura che se non avesse trovato la persona giusta sarebbe tornata a vivere a Brescia. A Brescia però, la 24enne non ci è mai tornata e secondo la Procura cittadina è stata uccisa in Pakistan nel 2018 dal padre e dal fratello dopo aver detto “no” al matrimonio combinato.

“Chiedo di non mettere le mie foto sul giornale e di non fare il mio nome perché ho paura di essere ucciso quando vado in Pakistan” ha detto poi l’amico della vittima.