C’è da rimanere allibiti per la violenza sul palco nel devastare i fiori e, forse anche di più per la motivazione, alla fine dell’esibizione.

“Non andava la voce e quindi, ho detto, mi diverto comunque, tanto la musica è la musica -si è giustificato con Amadeus – bisogna divertirsi -ha aggiunto Blanco con un Teatro Ariston che lo fischiava tanto da non lasciarlo parlare – la cosa bella della musica è che non bisogna seguire uno schema, ci sono delle volte in cui le cose non vanno bene, non mi sentivo la voce, se si può la rifaccio volentieri ma ho cercato comunque di divertirmi” E qui si è alzato un coro di “no” e di disapprovazione dal pubblico in sala.

Non una parola di scuse, anzi, lasciando il palco ha, se possibile rincarato la dose, “volentieri (torno a fine serata) ma io canto anche da solo, lo faccio perché mi piace la musica e lo farò sempre”.

Caro Blanco, no. Se ti diverti a devastare i fiori su un palco (a Sanremo, per giunta) perché non ti senti in cuffia… non è un modo per non seguire gli schemi, non ci si può divertire a prendere a calci e massacrare i fiori: è una espressione violenta e un pessimo messaggio che puoi mandare.

La Musica, caro Blanco, è Arte, Espressione ma sempre Rispetto per tutti. Hai dimostrato a tutti di NON essere un Artista perché un Artista di fronte ad un problema tecnico, si ferma e chiede di risolvere il problema: non prende a calci niente, e non spacca niente.
Riguardati e riascoltati con Amadeus. E soprattutto ascolta il pubblico dell’Ariston. Che è stato molto chiaro.

E, almeno, abbi l’umiltà di chiedere scusa.

Paolo Bollani