I carabinieri del Comando Provinciale di Cremona hanno arrestato su richiesta della locale Procura, 12 soggetti (10 in carcere e 2 agli arresti domiciliari) per i reati di furto aggravato, ricettazione e riciclaggio (tutti in concorso) a Cremona e nelle province di Piacenza, Pavia e Monza-Brianza. Il provvedimento scaturisce da un’attività d’indagine condotta nei confronti di un sodalizio criminale dedito al riciclaggio, alla ricettazione e all’appropriazione indebita di autovetture (soprattutto di grossa cilindrata) rubate nelle province di Cremona, Brescia, Piacenza, Bergamo, Lodi, Milano, Monza-Brianza, Pavia, Parma e Torino.

La banda spesso agiva su commissione di carrozzieri e collezionisti del settore: individuata l’auto richiesta, veniva approntato un piano per sottrarla, anche attraverso un periodo di monitoraggio delle abitudini di vita dei legittimi proprietari, operando in tempi ristrettissimi. Il gruppo non si occupava però solamente di furti ai fini di “cannibalizzazione”, ma si era anche specializzata a soddisfare il mercato dei collezionisti veri e propri di auto prestigiose per tipologia, palmares sportivo, rarità. Un caso emblematico quello relativo al furto di una Lancia Delta Integrale Martini, rubata nell’ottobre 2019 da un capannone di un imprenditore in provincia di Brescia certamente non destinata allo smembramento, bensì conservata come modello unico, impreziosito dall’avere la carta di circolazione intestata al pilota italiano, due volte campione del mondo rally Massimo “Miki” Biasion.

Il gruppo disponeva di equipaggiamenti e attrezzature altamente professionali, tra cui alcuni apparati per alterazione dei codici delle centraline elettroniche e “jammer” in grado di inibire gli allarmi delle abitazioni e disturbare le comunicazioni telefoniche, al fine di ritardare o impedire l’intervento delle Forze dell’Ordine. L’indagine ha consentito di individuare il vertice del gruppo criminale nei componenti della famiglia Taino di Robecco d’Oglio (Cr) già nota nell’ambiente dei furti e del riciclaggio delle autovetture. Le parti dei veicoli venivano commercializzate anche in Slovenia, in Croazia (grazie a un compiacente rivenditore sloveno) e in Africa come dimostrano le centinaia di pezzi di componenti “automotive”, per un valore di almeno 300mila euro, già imballati e pronti a partire alla volta del Ghana. Il volto legale del Gruppo aveva anche consentito ad alcuni degli arrestati di apparire come autorevoli esperti nel crescente mercato dei rari e costosi ricambi delle auto d’epoca, come confermato da un’intervista con una blasonata rivista specialistica di settore, con un articolo dedicato alla sua collezione e alla vendita di pezzi di ricambio presso una delle società a lui riconducibili, l’Epocastore di Pontevico (Bs).

L’operazione prende il nome “Donkey” poiché, nel giugno del 2020, nel corso di una perquisizione nei confronti di Aldo Taino, ispezionando il maneggio attiguo alla sua abitazione (dove era presente un importante allevamento di cavalli e asini) è stata rilevata una discordanza fra gli animali presenti e quelli censiti. È stato infatti appurato come gli arrestati siano da oltre 40 anni attivi nel settore della macellazione clandestina, per alimentare le richieste di ristoranti e trattorie del bresciano, piacentino e lodigiano, province famose per utilizzare le carni equine per la preparazione di piatti tradizionali.

Nel corso delle investigazioni, oltre alle misure cautelari eseguite oggi, sono stati arrestati in flagranza di reato 7 soggetti e deferiti in stato di libertà altri 27 per i reati di furto aggravato, ricettazione e riciclaggio, estorsione in concorso e violazioni alle leggi ambientali (tutti in concorso); falsa fatturazione per operazioni inesistenti accertati il furto e il riciclaggio di 131 autovetture; sono infine sequestrati 111 motori di autovetture e componentistica “automotive”, provento di furti commessi tra il 2018 ed il 2020 per un valore complessivo di 4 milioni di euro circa.