Imprenditore di Carpenedolo nei guai: sfruttava immigrati sottopagandoli

Una ventina di richiedenti asilo sfruttati in una industria di calze a Carpenedolo. Una decina di ore al giorno senza sosta, senza possibilità di fermarsi nemmeno nei giorni festivi e con una paga di 3 euro all’ora. A smascherare questa situazione di caporalato e di truffa ai danni dello stato sono stati i Carabinieri. Nei guai è così finito il titolare dell’azienda che confeziona calze ed il suo assistente pakistano. L’uomo, Angelo Scaroni di Carpenedolo, imprenditore di lungo corso, è stato era stato posto agli arresti ma è già stato liberato dal Tribunale del Riesame di Brescia in attesa di giudizio. L’accusa per lui e per il suo assistente, colui il quale secondo gli inquirenti trovava gli immigrati offrendo loro il posto di lavoro, l’accusa è truffa ai danni dello stato e sfruttamento del lavoro in nero. Secondo le prime indagini Angelo Scaroni avrebbe intascato circa 900 mila euro grazie alla gestione dei migranti che spesso e volentieri stipava in spazi ridotti. Analizzando le posizioni dei lavoratori si è scoperto che diversi di loro lavoravano per conto dell’impresa di calze. Le loro testimonianze, con tanto di fotografie, hanno raggiunto la scrivania del sostituto procuratore di Brescia Ambrogio Cassiani che ha chiesto e ottenuto dal giudice delle indagini preliminari Elena Stefana di mettere le manette ai due dell’azienda. Nelle prossime ore è atteso l’interrogatorio da parte del giudice. I due rischiano una pena da 1 a 6 anni di carcere oltre ad una multa dai 500 ai 1.000 euro per ogni lavoratore “reclutato”.