Iushra Gazi, la bambina di 12 anni scomparsa nel nulla nel luglio del 2018 sui monti di Cariadeghe è da ritenersi morta. Lo scrive e lo ribadiscono i Pm titolari dell’inchiesta che vede coinvolta l’operatrice della Fobap che quel fatidico giorno aveva in consegna la piccola Iushra. L’operatrice deve ora rispondere della morte della ragazzina per negligenza, imprudenza e imperizia perché, nello specifico, non avrebbe approntato un adeguato controllo, anche personale di Iuschra lasciandola libera di muoversi, pur sapendo che la stessa, a causa della patologia da cui era affetta, avesse l’abitudine di allontanarsi e nascondersi dagli operatori. A breve il rinvio a giudizio potrebbe diventare realtà. L’operatrice dopo aver ricevuto l’avviso di chiusura delle indagini preliminari non si è fatta interrogare dai pubblici ministeri. Li affronterà in aula affiancata dal suo legale. Sei mesi di ricerche inutili, senza esito a scandagliare palmo a palmo ogni anfratto, ogni roccia e buca del terreno carsico di Cariadeghe. Gli investigatori non hanno mai trovato il corpo, ma anche senza prova concreta della sopravvivenza della ragazzina si è concluso per la sua morte. Da questa ipotesi si è arrivati così ad attribuire il decesso a chi aveva la responsabilità di Iushra: dell’operatrice. Sul fronte dell’inchiesta pronta ad approdare in tribunale si prospetta un acceso scontro tra accusa e difesa.