L’Europa si sveglia con l’incubo di una minaccia nucleare, ma non è quella più volte evocata in questi giorni dal presidente russo, Vladimir Putin: nella centrale ucraina di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa, infatti, questa notte è divampato un incendio a seguito degli attacchi delle forze russe volti a prenderne il controllo.

Spento dopo alcune ore, l’incendio avrebbe coinvolto un edificio utilizzato solitamente per delle attività di addestramento, e non avrebbe provocato vittime, anche se le informazioni in merito restano poco chiare e ancora da verificare. Secondo l’Ispettorato statale per la regolamentazione nucleare ucraino (Sinr), “tutti i sistemi utili a garantire la sicurezza della centrale nucleare sono funzionanti” e “al momento non si rilevano cambiamenti nei livelli di radiazioni” nell’area circostante l’impianto nucleare. Le unità della centrale, situata nei pressi della città di Enerhodar, secondo quanto riferito dal Sinr, “rimangono integre” e i danni alla “struttura” al momento “non pregiudicano la sicurezza delle unità di potenza”, una versione confermata anche dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea).

Spento l’incendio, tuttavia, la notizia è che le forze russe hanno effettivamente assunto il controllo della centrale dove sono dislocati sei dei 15 reattori nucleari presenti in Ucraina. Un obiettivo strategico importante per le forze russe che, dopo la presa di Kherson, tentano di avanzare verso nord, con l’obiettivo di fornire supporto all’offensiva in corso per Kharkiv.

Immediata la condanna internazionale all’attacco russo contro la centrale, definito un atto “orribile” e “sconsiderato” che minaccia la sicurezza di tutta l’Europa. Ore fa il presidente ucraino Zelensky ha invitato altri Paesi ad agire immediatamente contro il “terrorismo nucleare” messo in atto dal presidente russo Putin, invitando i colleghi europei a “svegliarsi” dinnanzi alla prospettiva di una catastrofe globale come se non forse peggiore di quella avvenuta alla centrale nucleare di Chernobyl nel 1986.

Nel video messaggio, il capo dello Stato ucraino ha affermato di aver parlato con diversi leader mondiali nel corso della notte, fra cui il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, il primo ministro britannico Boris Johnson, il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il presidente polacco Andrzej Duda e il presidente del Consiglio europeo Charles Michel. Proprio Johnson, oggi, chiederà attraverso il rappresentante britannico all’Onu una riunione di emergenza del Consiglio di sicurezza per discutere dell’attacco contro la centrale nucleare. Nel suo messaggio notturno, infine, Zelensky, non ha mancato di sottolineare che la Russia è stato il primo Paese nella storia a tentare di bombardare una centrale nucleare.

Intanto prosegue la campagna russa sul fronte meridionale. L’obiettivo principale resta Mariupol, il principale porto sul Mar d’Azov, da almeno due giorni circondata dalle forze armate russe e dalle milizie dell’autoproclamata repubblica popolare di Donetsk. Alcuni video pubblicati sui social e vari canali Telegram mostrano dei militari russi già presenti nella periferia della città, ma non vi sono conferme sulla loro effettiva presenza.

Di certo c’è che la città è stata obiettivo di duri bombardamenti che hanno provocato l’interruzione delle forniture di energia elettrica e l’approvvigionamento idrico. Interpellati da alcuni media internazionali, i funzionari della città assediata hanno affermato: “Siamo distrutti”, a conferma di come l’offensiva russa si stia sempre di più intensificando. Nel mentre, il primo effetto della tregua umanitaria concordata ieri dalle delegazioni di Mosca e Kiev durante i negoziati in Bielorussia è un netto aumento delle persone che stanno fuggendo dall’Ucraina: i dati ufficiali forniti dalle Nazioni Unite indicano che oltre un milione di profughi hanno lasciato il Paese dall’inizio del conflitto.