Si chiude complessivamente in rialzo il 2022 della Metalmeccanica bresciana. Secondo uno studio di Confindustria Brescia infatti, fra ottobre e dicembre la meccanica ha segnato, tra ottobre e dicembre, una crescita del 5,6% rispetto allo stesso periodo del 2021 (dopo il 5,4% rilevato tra luglio e settembre), mentre la metallurgia ha registrato una crescita più modesta (+0,4%, dopo il -2,4% riscontrato nel 3° trimestre).

Una tendenza che trova giustificazione nella riapertura dopo gli stop estivi e nell’attenuazione delle problematiche legate al caro energia.

Sentiment positivo negli operatori intervistati che non vede alcun freno alla produzione (37% nella meccanica e 50% nella metallurgia), anche se permangono alcune incognite come la scarsità di materie prime, di manodopera e di domanda.

Le prospettive per i primi mesi del 2023 sono nel complesso positive, nonostante un quadro non privo di elementi di forte incertezza a partire dal perdurare del conflitto in Ucraina. Preoccupano anche i costi dei materiali, la stagnazione della Germania e un generale rallentamento globale.

Nella meccanica, il saldo netto tra operatori “ottimisti” e “pessimisti” è positivo (+25%), mentre nella metallurgia tale saldo è pari a +13%. Va tuttavia segnalato che, in entrambi i comparti, la maggioranza assoluta degli intervistati si sia espressa verso la conferma dei livelli produttivi rilevati a fine 2022.

Dal punto di vista della struttura produttiva, Brescia è la seconda provincia italiana per rilevanza dell’industria metalmeccanica (dopo Torino). Con quasi 105 mila addetti attivi, è leader nazionale per quanto riguarda la metallurgia (17 mila addetti) e i prodotti in metallo (39 mila addetti), è al secondo posto nei macchinari e apparecchiature (31 mila addetti) e in sesta posizione relativamente ai mezzi di trasporto (poco meno di 9 mila addetti).