I dati sulla variante inglese del coronavirus sono “comparsi su un sito informatico da parte di un gruppo ricercatori inglesi”, ma “oltre all’analisi genomica e informatica che fa presumere che questo virus abbia caratteristiche che lo rendono più contagioso, dietro non c’è nessun dato di biologia, né di chimica che giustifichi che questo virus è più aggressivo, più virulento, addirittura più letale. Questi dati proprio non ci sono”. Lo ha detto il presidente dell’Aifa, Giorgio Palù, ai microfoni di “Radio anch’io” su Rai Radio1.

Il medico ha confermato che, avendo anche “sentito dei colleghi inglesi” il vaccino “dovrebbe coprire” anche la nuova variante del coronavirus. “Non sappiamo se occorrerà vaccinarsi tutti gli anni, dobbiamo studiarlo”, ha aggiunto Palù. “Non sappiamo se un vaccinato può trasmettere il virus, va analizzato dopo la somministrazione delle seconda dose”, ha spiegato Palù per poi avvertire: “Occorre tenere sotto stretta osservazione del medico i soggetti che hanno avuto reazioni allergiche forti”.

Il fatto che la cosiddetta “variante inglese” non sia più grave è stato ribadito ieri anche dal direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, in un briefing con i giornalisti. “Negli ultimi giorni, sono state segnalate nuove varianti del virus Covid-19 in Sud Africa e nel Regno Unito. I virus mutano nel tempo; è naturale e previsto. Il Regno Unito ha riferito che questa nuova variante si trasmette più facilmente, ma finora non ci sono prove che causi malattie gravi o abbia una mortalità superiore”, ha dichiarato Tedros. “L’Oms sta lavorando con gli scienziati per capire come questi cambiamenti genetici influenzano il comportamento del virus. La conclusione è che dobbiamo interrompere la trasmissione di tutti i virus Sars-CoV-2 il più rapidamente possibile. Più gli permettiamo di diffondersi, più possibilità ha di cambiare”, ha aggiunto.

Ad ogni modo non ci sono evidenze del fatto che il vaccino possa non essere efficace con la variante del coronavirus identificata nel Regno Unito ha chiarito la direttrice esecutiva dell’Agenza europea del farmaco (Ema), Emer Cooke, nell’annunciare il via libera dell’Ema al vaccino targato Biontech Pfizer. “Nel frattempo dobbiamo fare del nostro meglio per evitare la diffusione del virus”, indossare la mascherina, lavarci le mani, mantenere la distanza. I vaccini da soli “non ci permetteranno di tornare alla vita normale, ma l’autorizzazione di oggi è un passo importante nella giusta direzione e l’indicazione che il 2021 può essere più luminoso del 2020”, ha aggiunto Cooke.

All’Istituto nazionale malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma è stata avviata, intanto, la procedura per l’isolamento della sequenza della Sars-Cov-2 per verificare la cosiddetta variante inglese. A quanto si è appreso da fonti dell’Inmi le valutazioni in corso allo Spallanzani partono dalla consapevolezza che “i virus mutati sono un’evenienza che si è già verificata in questa pandemia”, come “ad esempio, subito dopo l’estate il ceppo predominante in Europa, compresa l’Italia, è stata una variante probabilmente introdotta dalla Spagna”. Quindi l’attuale mutazione del Covid non sarebbe un fatto né nuovo, né anomalo nel decorso della pandemia in atto.