Sergio Mattarella cresce ancora con 166 voti, 56 al magistrato Antimafia Nino Di Matteo.

Quarta giornata di votazioni, quarta fumata nera. Questa votazione ha assunto contorni diversi dalle precedenti tre. Se il quorum si abbassa a 505 voti dei grandi elettori, contro i 673 previsti dalla maggioranza dei due terzi delle prime tre votazioni, sono le indicazioni di voto fornite dai partiti che delineeranno un diverso scenario.

Il centrodestra ha infatti dato indicazione ai suoi di scegliere l’astensione, mentre il Partito democratico e Liberi e uguali hanno scelto ancora una volta l’opzione scheda bianca. Così come il Movimento cinque stelle, che ha però anche aperto alla “possibilità di esprimersi in libertà di coscienza”. Fedeli all’indicazione della prima ora Azione e +Europa che esprimeranno, anche in questa occasione, il nome della guardasigilli Marta Cartabia. E’ di questa mattina, poi, la decisione di Alternativa (ex M5s) di puntare sul magistrato Antimafia, Nino Di Matteo.

A quanto si apprende, a Fratelli d’Italia non dispiacerebbero i nomi dell’ex segretario generale del ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale ed attuale direttore generale del Dipartimento per le informazioni per la sicurezza (Dis), Elisabetta Belloni, e del costituzionalista nonché giudice emerito della Consulta, Sabino Cassese. Quest’ultimo, lo si ricorderà, ha partecipato anche lo scorso mese all’ultima edizione della manifestazione tradizionalmente organizzata da Fd’I, Atreju, sostenendo quella proposta di presidenzialismo così cara a Giorgia Meloni.

Messa da parte, almeno per ora, l’opzione costituita dal presidente del Senato, Elisabetta Casellati, l’altra candidatura di cui si parla, quella di Pier Ferdinando Casini, non incontrerebbe il gradimento del leader della Lega, Matteo Salvini, mentre sullo sfondo rimangono sempre Mario Draghi e Giuliano Amato. I contatti tra i leader proseguiranno, tanto che in serata è prevista una nuova riunione del centrodestra, dopo quella di stamani durante la quale è stata raggiunta una convergenza sul voto di astensione, malgrado Meloni si sarebbe espressa per l’indicazione di un nome, in modo tale da esprimere la compattezza della coalizione.

“Un’astensione per evitare scontri. Non voglio un candidato di bandiera”, la spiegazione che Salvini avrebbe dato nella riunione avuta con i suoi dirigenti.

Intanto, Giuseppe Conte manifesta la disponibilità del M5s a confrontarsi sul “nome di alto valore istituzionale” rilanciato dal centrodestra in una nota congiunta. L’impressione è che la quinta votazione, prevista per la giornata di domani, possa essere quella giusta.

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