La CNA (Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa) ha svolto un’indagine sul tema del caro bollette. L’analisi ha coinvolto 2.500 imprese, di cui 388 lombarde e il 15% bresciane.

“La drammatica impennata delle bollette impatta sul 95% delle imprese. Quasi l’80% di loro prevede invece una riduzione dei margini e 20mila imprese temono di dover fermare l’attività”. Questo in estrema sintesi è quanto si legge nella nota inviata dalla CNA.

“L’enorme rincaro delle bollette nell’ultima parte dell’anno ha fatto schizzare di oltre il 30% la spesa nella media del 2021 rispetto al 2019 per la filiera delle costruzioni, dei trasporti e della logistica; soltanto la filiera del turismo mostra un incremento inferiore al 20% – si legge ancora nella nota – Per l’anno in corso le prospettive sono di nuovi vistosi rincari considerando che i prezzi del primo trimestre mostrano un balzo del 112% rispetto allo stesso periodo del 2019”.

“Un “ottimismo moderato” dunque accompagna le imprese dell’artigianato in questa fase ancora delicata e complessa della ripartenza economica”; viene definito così il periodo della ripresa, secondo il Centro Studi della CNA.

I numeri dei settori

Per le imprese del comparto costruzioni – come riporta la nota – l’importo della bolletta è aumentato del 33,1% tra il 2019 e il 2021, per i trasporti 31,9% e per la manifattura il 29,9%; incrementi invece del 21,4% per il commercio, 18,6% per la filiera del turismo e 23,3% per gli altri servizi.

Per fronteggiare il caro-energia il 53% delle imprese sarà costretto a ritoccare i listini, in particolare il comparto della manifattura e la filiera delle costruzioni (rispettivamente 62,8% e 54,4%); mentre il 66% delle imprese di trasporto, il 64% dei servizi alle imprese e il 56% dei servizi alla persona indicano che manterranno invariati i prezzi.

L’impennata dei costi energetici – scrive ancora la CNA – provocherà un taglio dei margini di guadagno per il 77,5% del campione, soltanto il 10,6% prevede di ridurre la produzione e il 6,8% (pari a 200mila imprese) prospetta il fermo dell’attività a causa di costi insostenibili con punte del 24% nel settore del turismo.

Per il 17% del settore servizi alle imprese non ci sarà alcun impatto significativo e per l’11% della filiera delle costruzioni. Il sistema delle imprese sta già realizzando una serie di iniziative per attutire l’impatto del caro-energia, in particolare il 43,6% del campione intende ridurre altre voci di spesa e il 42% pensa di aggiornare con maggiore frequenza i listini.

Rilevante la quota di imprese (37% del totale) che è orientata a rinviare investimenti programmati. Meno diffuse le azioni di natura strutturale. Quasi un’impresa su cinque investirà in tecnologie di efficientamento energetico con valori simili tra i vari settori ad eccezione dei servizi alle imprese, dove la percentuale sale al 32,1%. Il 10% del campione ritiene che dovrà ridurre l’organico e il 7,6% pensa di dover tagliare il monte retribuzioni.

L’indagine evidenzia inoltre una serie di opzioni strategiche per rafforzare il sistema energetico nazionale. Oltre il 91% delle imprese intervistate indica la priorità di potenziare la produzione di energia da fonti rinnovabili. Per l’84% è necessario ammodernare le infrastrutture di rete e il 77,3% sottolinea l’esigenza di assicurare una effettiva concorrenza nel mercato dell’energia elettrica.

Le parole del presidente della CNA

“Il caro-energia, assieme al perdurare della pandemia, al rincaro delle materie prime e alle difficoltà di reperimento della manodopera, oltre che alle tensioni inflazionsitiche, rischia di generare una drastica frenata della ripresa economica, erodendo i margini di guadagno e la fiducia delle imprese – ha commentato la Presidente di CNA Brescia, Eleonora Rigotti – Occorre, per scongiurare le conseguenze di tali fenomeni, una robusta politica di sostegno da parte delle istituzioni ed una visione accorta nell’attuazione delle riforme e degli investimenti previsti dal Pnrr”.

“Per il costo dell’energia, bene gli interventi del Governo, ma è necessario individuare soluzioni strutturali, considerato poi che la distribuzione degli oneri generali di sistema penalizza maggiormente in bolletta le imprese più piccole, che sopportano il 49% del gettito complessivo e assicurano 4,7 miliardi l’anno – ha concluso Rigotti – Risorse che potrebbero essere reimpiegate in investimenti tecnologici e nella riorganizzazione delle aziende, richiesta dalle stesse istituzioni europee, ad esempio per la sostenibilità e la transizione ecologica”.