Due milioni e 578 mila. Questo il dato che quantifica le tonnellate di rifiuti speciali tombati nelle discariche bresciane nel 2016. Il comitato “Basta Veleni” ha fatto scattare la protesta.

Dati preoccupanti quelli che emergono dalle statistiche dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. Brescia infatti, con 539 tonnellate di rifiuti speciali supera 13 volte la media nazionale, al di sopra di tutte le altre città che si occupano di industria pesante. Taranto infatti ne accumula 332, Terni 266, Livorno 283, e Verona 262.

Brescia risulta quindi a tutti gli effetti, la capitale italiana dei rifiuti speciali. Incaricata dello smaltimento di più di un quinto del carico nazionale. Contando anche il fatto che le ceneri dell’inceneritore di Acerra (Napoli) vengono spedite nel bresciano e trattate dalla Rmb di Polpenazze.

Se si va a vedere la media regionale però la situazione è ancora più critica. Nel 2016, Montichiari, Calcinato, Ghedi e gli altri comuni hanno accolto circa il 76% di tutti i rifiuti speciali sepolti nelle discariche della regione. Negli anni 21 discariche hanno accolto qualcosa come 17 milioni di metri cubi di rifiuti.

Alla luce di questi dati il Comitato «Basta Veleni» ha avanzato una richiesta pubblica di moratoria: «Stop a nuove discariche nel bresciano», e la richiesta della chiusura della terza linea del termovalorizzatore. Una richiesta di assunzione di responsabilità, che investe tutti, sia la Provincia, che autorizza le discariche, sia la Regione che rilascia la Valutazione d’impatto ambientale. In aggiunta ci sono anche gli  imprenditori siderurgici, che negli anni si sono buttati in questo business.

E’ quindi al Movimento 5 stelle, rappresentato dal ministro Sergio Costa, che il tavolo «Basta veleni» si rivolge. Aspettandosi fatti concreti dai deputati che negli anni passati hanno criticato l’azione del precedente governo specialmente sulle questioni Caffaro e discariche.