“Non pensavo di tornate”. Con queste parole Sergio Zanotti è sbarcato sabato all’aeroporto di Roma Ciampino. Sguardo perso nel vuoto a cercare un briciolo di normalità dopo tre nani trascorsi nelle mani dei rapitori in Siria. La barba lunga, il fisico magro e provato, la mente stanca e svagata da quell’inferno lungo 1095 giorni. Le emozioni sono forti, intense. Il primo passo sulla pista d’atterraggio romana ha significato per Sergio Zanotti il primo passo verso la libertà. Dopo essere stato ascoltato per ore dagli inquirenti del ministero della difesa a Roma Sergio Zanotti ha fatto ritorno a Brescia, nella sua Marone, in quella comunità, tra amici e partenti, che pensava di non poter rivedere mai più. Ed invece domenica c’è stato l’abbraccio con la famiglia, gli amici e i conoscenti. Gente che per tre lunghissimi anni ha atteso quel momento. Gli abbracci, le lacrime, le carezze: Sergio Zanotti ha ritrovato l’affetto che per molto tempo gli è mancato. La domenica, la prima dopo tre anni, trascorsa in famiglia è stato il regalo più bello. Non ha voluto rilasciare dichiarazioni godendosi ogni attimo, ogni sfumatura con i figli e la famiglia. Sergio Zanotti è finalmente a casa, nella sua Marone potendo vivere una domenica di normalità dopo tre anni di sofferenza.