Brescia non ci sta e fa sentire forte la protesta per la morte di Sana Cheema. Non è stato un decesso naturale come hanno voluto far credere i familiari, ma da quanto emerso dal referto dell’autopsia, la ragazza è stata strangolata. Uccisa perché negatasi ad un matrimonio combinato in Pakistan, sua terra d’origine e perché il suo desiderio era sposare il suo fidanzato italiano. Strangolata pochi giorni prima di partire per l’Italia e seppellita in fretta dai familiari. Tutti assolti, così ha sentenziato il Tribunale di Gujrat. Nessun colpevole. Un vento forte di protesta si è alzato sia dalla comunità che dalle istituzioni.

Sana era una ragazza che amava la vita e che voleva vivere. Così la dipinge la comunità pakistana a Brescia che aggiunge “di voler aspettare le motivazioni della sentenza”.

Un tema che ha smosso anche le Istituzioni nazionali. Matteo Salvini avrebbe inviato a Islamabad una lettera di rammarico per la sentenza a nome degli italiani. Nel bresciano a fare eco al Ministro dell’Interno è il consigliere comunale Roberto Cammarata con un post su Facebook nel quale afferma che Sana è stata vittima due volte e che la Città di Brescia chiederà giustizia senza fermarsi.

Parole simili quelle utilizzate dal consigliere comunale Viviana Beccalossi che in comunicato ha affermato che “Sana Chema è stata uccisa due volte”.

“Ma del resto era difficile aspettarsi qualcosa di diverso da culture che impongono matrimoni combinati e chiudono un occhio se padri e fratelli ‘padroni’ sono liberi di uccidere una donna che si rifiuta di rinunciare al suo sogno di una vita libera e normale. Il resto sono chiacchiere” aggiunge la Beccalossi.