La pandemia sta ‘licenziando’ i lavoratori indipendenti: solo nel 2020 hanno perso la propria occupazione 208mila autonomi, tra imprenditori, professionisti e collaboratori. Una crisi senza precedenti su cui è urgente intervenire: servono subito politiche attive e di riconversione mirate al lavoro autonomo. Ma anche sostegni efficaci per evitare che le attività continuino a chiudere: se continua così, circa 450mila imprese rischiano di sparire a causa della pandemia.

A lanciare l’allarme è Confesercenti, in occasione dell’incontro tra il ministro del Lavoro Andrea Orlando e le parti sociali. Nel dettaglio, i lavoratori in proprio e gli imprenditori sono calati nel periodo di -80mila unità, collaboratori e coadiuvanti di -74mila, i liberi professionisti di -50mila.

“Il calo dei lavoratori indipendenti vale circa la metà della riduzione complessiva dell’occupazione nel periodo, non può essere ignorato. Anche perché si tratta di attività spesso sane, lavoratori che sono stati spazzati via dalla crisi innescata dalla pandemia”, spiega Patrizia De Luise, presidente Confesercenti. “Il blocco dei licenziamenti è una soluzione rivolta solo agli occupati dipendenti. Bene, ma c’è bisogno invece di salvaguardare tutta l’occupazione, preoccupandosi di più della tenuta delle imprese. Anche perché il blocco dei licenziamenti non può congelare posti di lavoro che non esistono più: tra i 208mila indipendenti spariti, 25mila avevano dipendenti”.

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