È rimasto solo il Consiglio Comunale di Brescia, ci auguriamo per le amministrazioni italiane, ad avere un regolamento che stabilisce un diritto di parola ad ogni consigliere per 15 minuti. Moltiplicateli per il numero dei Consiglieri ed ecco che ci vuole poco per ore e ore di parole, molte, purtroppo al vento dove non viene premiata nè l’incisività nè il messaggio politico ma la polemica fine a sé stessa.

Nell’epoca dei social, con i 160 caratteri di twitter, amatissimo per altro dai politici, con le grafiche (sempre più accattivanti) di instagram nei post, nelle stories e nei reel dove in 5 parole diffondono il messaggio politico, non si capisce davvero come, invece, in Consiglio Comunale debbano parlare 15 minuti.

Il punto è che, molto spesso, parlano per sé stessi, o quasi. Nei 15, lunghissimi, minuti di un intervento c’è chi è preso al cellulare, nella migliore delle ipotesi. Altri parlano con colleghi consiglieri o addirittura non sono al loro posto e sono fuori.

Tutto questo, è giusto ricordarlo per chi non è del settore, arriva dopo altre riunioni fiume nelle Commissioni consigliari, cioè dove i temi vengono dibattuti e dove si raggiungono gli accordi per il documento da portare in Consiglio Comunale per la votazione. Quindi, di fatto, tutta la discussione dovrebbe essere già stata fatta a monte e il Consiglio dovrebbe di fatto votare o a favore o con parere contrario.

Quindi, non basterebbero interventi di pochi minuti? Gli esempi ci sono: il Parlamento Europeo dove è previsto un minutaggio per ogni “gruppo parlamentare” e, in altri casi, interventi di 2 minuti. E se in due minuti ci si può esprimere su temi per più complessi, sicuri che non sia possibile farlo su tematiche che attingono il Comune di Brescia?

I tempi “più stretti” impegnerebbero i consiglieri a interventi più mirati e di maggiore contenuto ma impegnerebbero tutti i Consiglieri ad una maggiore attenzione e rispetto verso i colleghi in una discussione, siamo sicuri, più proficua anche per la città.