Oltre 1.600 imprese del commercio perse nel comune di Brescia dal 2010 al 2021, vale a dire più di un’impresa su tre (34,6%), il peggior risultato a livello di capoluoghi lombardi. Questo è quanto emerge da un’indagine effettuata da Confcommercio Brescia commissionata all’istituto di ricerca Format Research. Una situazione che, va da sé, va ben oltre l’urto della pandemia da covid.

“Il dato è certamente drammatico, anche perché tutti gli altri capoluoghi lombardi hanno sofferto in misura minore – ha detto il presidente di Confcommercio Brescia Carlo Massoletti – e, anzi, alcuni dal 2010 hanno addirittura incrementato il numero delle imprese del commercio”.

Le imprese del commercio hanno dovuto far fronte in questo inizio del 2022 anche a una cattiva stagione dei saldi: due imprese su tre hanno registrato dati inferiori rispetto ai saldi invernali 2020 (pre-pandemia) e addirittura il 58% ha registrato meno visite dai clienti nel gennaio di quest’anno rispetto all’anno scorso. Un dato allarmante se si considera che in quel periodo i negozi di commercio al dettaglio dovettero tenere chiuso per dodici giorni a causa della “zona rossa”.

Inoltre oggi c’è anche da fare i conti con il caro energia (il 65% dei commercianti ha già riscontrato i rincari dell’energia elettrica) e con la guerra in Ucraina che preoccupa oltre la metà degli interrogati.

“È ovvio – ha concluso Massoletti – che l’evoluzione della guerra andrà anche a influire sulla fiducia sia delle imprese che dei consumatori; senza dimenticare l’inflazione in vertiginoso aumento che sta diminuendo il potere di acquisto delle famiglie”.