Le Olimpiadi estive di Tokyo, in programma dal 23 luglio prossimo, potrebbero svolgersi a porte chiuse, a seconda del quadro pandemico in Giappone. Lo ha personalmente ribadito il primo ministro giapponese Yoshihide Suga, esprimendo il timore che i Giochi possano innescare una nuova ondata di Contagi in quel Paese.

Il governo giapponese si è infatti rassegnato a prorogare ulteriormente lo stato di emergenza in vigore nell’area metropolitana di Tokyo, a fronte di un nuovo incremento dei contagi.

“Ho già detto precedentemente che esiste la possibilità di (condurre i Giochi) senza spettatori”, ha dichiarato il premier durante una conferenza stampa. “In ogni caso, agiremo con la sicurezza dei cittadini giapponesi come massima priorità”.

L’area metropolitana di Tokyo ha registrato 673 nuovi casi di coronavirus ieri, in aumento rispetto alla media di 570 della settimana precedente. Mercoledì 30 giugno il bilancio giornaliero dei contagi nella capitale ha ecceduto la soglia di 700 per la prima volta dal 26 maggio.

La rinuncia di Samoa

Nel frattempo Samoa ha deciso di non inviare alcuna delegazione alle Olimpiadi, proprio in considerazione dei rischi posti dalla pandemia. La decisione del governo del Paese insulare del Pacifico, assunta mercoledì 30 giugno, sarebbe basata sul nuovo incremento dei casi di contagio da coronavirus in Giappone. Il ministro delle Comunicazioni di Samoa, Afamasaga Rico Tupa’i, ha dichiarato nel corso di una conferenza stampa che il governo di Samoa reputa il rischio di contagio in Giappone elevato. Samoa è il secondo Paese a revocare la propria partecipazione alle Olimpiadi di Tokyo dopo la Corea del Nord.

Isolamento per gli atleti positivi

Gli atleti e gli altri membri delle delegazioni che giungeranno in Giappone in vista delle Olimpiadi e delle Paralimpiadi di Tokyo dovrebbero essere poste immediatamente in isolamento se tra i loro membri verranno individuati soggetti positivi al coronavirus. Lo ha dichiarato Hidemasa Nakamura, responsabile del principale centro operativo dei Giochi e funzionario del Comitato organizzatore delle Olimpiadi, dopo i casi di contagio tra gli atleti dell’Uganda giunti nel Paese per l’evento.

Tra i nove atleti ugandesi giunti in Giappone, uno era risultato positivo alla Covid-19 al suo arrivo nel Paese, e gli era stato dunque negato l’ingresso; il resto della delegazione aveva potuto comunque viaggiare liberamente sino ad Osaka, dove giorni più tardi un secondo atleta era risultato positivo al virus.