L’avrebbe operata, per rimuovere un neo, su un “tavolo da cucina, senza alcuna anestesia inserendo l’evento in un presunto patologico processo di purificazione spirituale” .
Sarebbe questa una delle testimonianze emersa nell’inchiesta in corso in seguito alla denuncia dei familiari di una giovane donna morta nell’ottobre del 2020 all’ospedale San Martino di Genova dove era stata ricoverata per un melanoma plurimetastatico.

In manette, su ordine del Gip del Tribunale di Genova, è finito Paolo Oneda, medico chirurgo, dirigente medico di chirurgia generale all’Ospedale di Manerbio. Con lui anche Vincenzo Paolo Bendinelli, presidente e guida spirituale del centro di diffusione delle scienze olistiche “Anidra”, che ha sede nella provincia di Genova. Le accuse sono di omicidio volontario con dolo eventuale, violenza sessuale e circonvenzione di persone incapaci.

La giovane donna nel 2018 aveva subito presso quel centro l’asportazione di un neo e che l’intervento era stato effettuato dal chirurgo Oneda alla presenza di Bendinelli, in locali non idonei a livello sanitario e senza sottoporre il tessuto ai previsti esami istologici.

Gli approfondimenti investigativi medico-legali avrebbero accertato che “l’intervento chirurgico effettuato e le successive conseguenti omissioni sono state in rapporto causale diretto con il decesso della giovane”.

I due arrestati, secondo gli inquirenti, sarebbero stati “pienamente coscienti della superficialità con cui era stato effettuato il primo intervento e consapevoli del grave e progressivo aggravamento del quadro clinico della donna, che nei mesi successivi aveva subito le palesi e pesanti conseguenze della diffusione del tumore ma si era affidata totalmente alle indicazioni del medico e del ‘Santone’, che l’avevano rassicurata in merito alla sua guarigione ed al ritorno allo stato di salute, anche grazie a non meglio precisate pratiche olistiche e di ‘protezione energetica’, senza svolgere alcuna iniziativa volta ad arrestare il diffondersi della patologia”.

La vittima si era avvicinata al Centro e alle scienze olistiche già da molti anni, in quel luogo aveva anche celebrato il proprio matrimonio.
Come spiegato dai numerosi conoscenti sentiti, prima di avvicinarsi al Centro olistico, aveva avuto una regolare vita sociale, venendo poi gradualmente assorbita da quell’ambiente, allontanandosi dagli affetti ed abbracciando totalmente gli insegnamenti del “maestro”.

Un avviso di garanzia è stato notificato a una psicologa, coindagata solo per i reati di circonvenzione e violenza sessuale.

Ci sarebbe anche un precedente con un’altra indagine svolta nel 2019 a fronte di una denuncia sporta dai parenti di una giovane ospite del centro Anidra, tuttora in corso.

Sono ancora in corso perquisizioni presso il Centro “Anidra” nel genovese, a Brescia e a Milano, presso le abitazioni/sedi lavorative dei due destinatari della misura cautelare e della psicologa, la quale, nel tempo, in ragione della professione svolta, ha garantito un’attività di cooptazione verso il “Centro” di diverse ragazze fragili, al centro dell’indagine.