Corse in ritardo o addirittura saltate, scarsa comunicazione, prezzi di biglietti e abbonamenti non in linea con il servizio messo a terra. I passeggeri del trasporto pubblico bresciano sono ormai esasperati, in special modo quelli della bassa che quotidianamente si trovano a dover fronteggiare una vera e propria odissea per raggiungere il posto di lavoro la mattina e quindi rientrare a casa la sera.

Oggi è stato organizzato un flash-mob davanti al deposito del gruppo Arriva in città da Imma Lascialfari di Ambiente Futuro Lombardia, spesso vittima di questi disagi.

Presenti numerosi viaggiatori che hanno raccontato le loro esperienze. C’è ad esempio una giovane ipovedente che, proprio a causa della sua condizione, non potrà mai conseguire la patente di guida e quindi l’unico modo per essere un minimo indipendente è usare i mezzi pubblici.

Più volte nelle ultime settimane è stata costretta a chiamare amici o parenti la sera per rincasare a causa di un salto di corsa non comunicato. Altrimenti l’unica possibilità rimane un taxi, che però mal si concilia con uno stipendio di 800 euro al mese. E certo non può essere una soluzione.

“Mi viene da piangere quando l’autobus non passa – racconta – Per una disabile già è complicato trovare un lavoro, poi quando lo trovi fai fatica a tenerlo perché ogni giorno rischio di non arrivarci e sono obbligata a prendere le ferie”.

Oppure c’è Margherita che usa i mezzi da 40 anni: “Non ci sono mai stati così tanti problemi come in questo periodo – dice – Ci sono state tante altre società, ma non è mai saltata una corsa se non a causa della neve. Invece oggi si esce la mattina e non si sa se il pullman passerà e quasi tutte le sere rimango a piedi”.

Per questo motivo la Lascialfari chiede all’agenzia Tpl di Brescia di poter avere un rappresentante nel tavolo del prossimo 14 dicembre. Ma ancor di più, parla della possibilità di procedere per vie legali rivolgendosi alla Procura per interruzione di pubblico servizio.