In Italia si consuma circa mezzo chilo di miele a testa all’anno, ma non sempre la provenienza è italiana. Infatti nel 2023 sono stati importati oltre 25 milioni di chili di miele dall’estero a fronte dei 22 milioni di chili prodotti nel nostro Paese.

L’import sleale e i cambiamenti climatici affossano il miele italiano, con i produttori nazionali che devono fronteggiare arrivi di prodotto straniero di bassa qualità a prezzi stracciati – denuncia Coldiretti – come quello cinese che viaggia poco sopra l’euro al chilogrammo, mentre aumentano i costi di produzione necessari per fronteggiare maltempo e siccità”. 

Il prezzo medio del prodotto importato dai Paesi extra Ue è stato di 2,14 euro al chilo. Una mole di prodotto a prezzi stracciati finita nel mirino di un’indagine della Commissione Ue che ha fatto analizzare una quota di campioni di miele importato, riscontrando che nel 46% dei casi non è conferme alle regole comunitarie, con l’impiego di sciroppi zuccherini per adulterare il prodotto, aumentarne le quantità e abbassarne il prezzo e l’uso di additivi e coloranti per falsificare l’origine botanica.

“Occorre che in Europa venga introdotto il principio di reciprocità affinché tutto il miele che entra nel nostro Paese rispetti le stesse regole in materia di sicurezza alimentare, qualità e rispetto dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori che vigono in Italia – ha detto Laura Facchetti, presidente Coldiretti Brescia – tenendo sempre alta l’ attenzione sul miele estero sintetico, fatto in laboratorio e non dalle api”.

Per sostenere l’apicultura italiana è perciò importante porre attenzione all’origine in etichetta oppure acquistare direttamente dai produttori nelle aziende agricole.